E' proprio una durissima lezione quella che viene da Lampedusa, con i suoi 155 superstiti di un naufragio che conta 300/400 morti, 111 soltanto i corpi ritrovati sinora.
Quella di oggi è solo la tragedia più importante per numero, non è l'unica, non sarà l'ultima.
Purtroppo.
E non a caso il Papa Francesco, nel suo primo viaggio ufficiale, è andato a portare omaggio proprio a questo mondo di disperati che bussa alle nostre porte.
Omaggio non solo a quanti sono "caduti in mare", ovviamente, ma anche a quanti riescono a giungere in qualche modo sani e salvi a riva.
Quelli, cioè, che vanno nei campi di accoglienza (li chiamano così).
Lampedusa è la punta estrema di un mondo di disperati che non esita a rischiare la vita per finire, se va tutto bene, proprio in quei campi.
Se tutto va bene.
Quelli che non ce la fanno, muoiono a mare.
Muoiono a mare chiudendo così chissà quanti sogni, quanti desideri, quanti sentimenti, quanti affetti.
Scompaiono senza che il mondo civile nemmeno se ne accorga e ne sappia nulla.
E' inevitabile il paragone con quanto accadde a mia nipote, con contratto di lavoro a tempo indeterminato da impiegata direttiva, con un'azienda importante, certamente tra le più grandi d'Italia, ottimo stipendio a norma di contratto.
Pianse per giorni quando il suo capoufficio si rivolse a lei chiamandola "ehi, Napoli"...
E questi ragazzi, queste donne, questi bambini, questi disperati che salgono su una barca sgangherata per cercare fortuna (o morte) quante lacrime hanno versato ? E quante lacrime ancora gli rimangono ?
Quelli fortunati magari troveranno un mondo che saprà accoglierli, e finiranno a raccogliere pomodori a 3 euro all'ora, tutto compreso, o magari in qualche fabbrica a far finta di appartenere ad un mondo civile.
Qualcuno di loro sopravvive chiedendo l'elemosina ai semafori.
Quando mi capita di dare una mancia, alcuni mi ringraziano e sorridono con un "Grazie papa".
Chissa se ricordano davvero il padre, chissà a quanti kilometri di distanza si trova, chissà se lui si ricorda del suo figlio...
Poi il semaforo passa al verde e via, più veloce della luce, torno al mio mondo civile.
Quello che non sa nemmeno quanti siano i morti in mare o che lascia Lampedusa sola a contar morti che nemmeno sanno più dove metterli.
Il mondo civile, quello che vediamo nei programmi tv, quello visto in palestra ieri sera, per esempio, che va spesso in replica.
Il protagonista è americano, obeso come la maggioranza degli americani che appaiono in tv, alle prese con una gara di fast food.
Fast nel senso che occorre mangiare quanto più possibile entro un certo tempo.
Ed eccolo il nostro campione che ingurgita decine e decine di hamburger, cosparsi delle salse più strane ed impensabili.
Forse provengono da quel Mac Danald sospettato di fare gli hamburger con il 15% della carne di manzo ed il resto con scarti di lavorazione addizionati di ammoniaca per non farli andare a male prima del tempo...
Ma il campione non bada a queste sottigliezze, e giù hamburger ed hamburger, incitato da una folla di obesi suoi pari, in delirio per lui, ovviamente vincitore.
Insomma ... non è che sia proprio il "mio" mondo civile.
E non lo potrà mai essere finchè c'è chi mangia per divertimento, obeso da far paura, e chi chiede l'elemosina e sorride con un "Grazie papa".
E chissà pure se conosce bene cosa significa "Grazie papa", ma poco importa.
Ogni volta che ricevo un "Grazie papa" o anche un "Grazia, scusa ... amicu miu", mi tornano in mente i miei figli o i miei nipoti.
Sono emigrati, divisi tra l'Italia e l'Europa.
Non stanno ai semafori a lavar vetri, non stanno ai margini della società, ma occupano posti ai vertici del mondo universitario, della ricerca sientifica, del mondo attivo della produzione.
Ma magari a qualcuno viene in mente di rivolgersi a loro chiamandoli "ehi Napoli".
O forse troveranno qualcuno, io spero proprio che trovino qualcuno, con un po' di cuore, a cui sapranno e potranno dire invece "Grazie papa".
E' il nostro mondo, quello civile, ed è fatto così !
Forse bisogna fare qualcosa per cambiarlo.
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