Una presentazione fuori dalle righe che più che presentazione è un inno allo stare insieme e condividere la bellezza della poesia. Un uomo solo, Nicola Sguera, in scena, circondato dai simboli del suo quotidiano: libri, tanti libri di poesie dei poeti preferiti, una candela che spesso accompagna il suo scrivere. In platea le tante persone, la moglie, la figlia, i colleghi, i compagni di lotte poetiche, gli amici in cui si ritrova. Lui parte del tutto. E’ così che “Nel Chiaro mondo”, secondo libro di poesie di Nicola Sguera, Delta edizioni, è stato presentato al pubblico al quale era stata distribuita una "Invocazione (o invito alla lettura)" a partiore dagli scritti di Renè Char, poeta/nume di Sguera. Un raccontarsi attraverso i suoi versi pubblicati già un anno fa e lasciati nell’attesa di metabolizzare un doppio lutto “quello fisico e reale per la morte della cara Tata”, quello virtuale, ma altrettanto doloroso, della perdita di un’idea politica. Poesia come cura, poesia che accade in luoghi di accadimento come il Mulino Pacifico che il poeta spera “diventi sempre più luogo in cui accada la poesia” e parole che arrivano dal cuore e narrano la vita che dal particolare dà indicazioni universali. In copertina l’immagine di San Cumano ”luogo dell’anima dove rifugiarsi a trovare pace” per un libro che consta di cinque parti intitolate in latino per “l’importanza che questa lingua, così come il greco, ha per la conoscenza”. “Pro nobis”, la prima parte che raccoglie poesie che sono preghiere che indicano “il mio attuale stato della fede in una fase in cui questa indica speranza”; “Officium tenebrae” che raccoglie poesie dedicate a chi non è più e tra questa una pensata per Carlotta Nobile; “Filiae matrique” in cui forte traspare l’amore per la moglie (trenta anni di vita in comune – confida il poeta) e per la figlia (la cui nascita mi ha completato facendo scoprire il mio lato femminile). “Locus Animae” è invece la raccolta di cinque poesie dedicate a San Cumano, mentre” Historia Experimentales”, l’ultima parte in cui tra le tante una poesia parla del vento “costante della mia vita a San Cumano, vento che ha potenza rigenerante”. L’Exodus pone fine ai versi con la constatazione che alla fine, quando si tenta di dare ordine alle cose della vita ci si rende conto che volendo “basta una cartella per dir tutto anche a caratteri grandi interlinea uno e mezzo”. Il libro ha la prefazione di Marco Guzzi, la presentazione di Luca Rando ed è dedicato “San Cumano e ai numi tutelari che la abitano”.
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