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"L’ultima volta che siamo stati bambini" per la regia di Claudio Bisio
     
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lun 05-02-2024 08:26, n.14325 - letto 202 volte

"L’ultima volta che siamo stati bambini" per la regia di Claudio Bisio

Il commento di Maria Pia Ciani

di Maria Pia Ciani


“Perché mi sputi?”
“Perché sei ebreo”
I film vanno visti al cinema, come dice Marco D’Amore “solo la sala restituisce valore a quel lavoro collettivo che parte dalla regia e coinvolge tutti, dal cast al direttore della fotografia, passando per tutte le maestranze”.
Avevo perso il film di Bisio al cinema, l’ho recuperato ieri su Amazon Prime e osservando lo scorrere dei fotogrammi ho pensato che Marco D’Amore ha ragione, quanto sarebbero state più forti le sensazioni in sala, quanto più vivide le immagini, quanto più coinvolgente il suono.
Quello che conta, tuttavia, è averlo recuperato perché effettivamente è un film che non andava perso.
Claudio Bisio sceglie per il suo esordio alla regia la storia narrata da Fabio Bartolomei, autore del romanzo L’ultima volta che siamo stati bambini, pubblicato nel 2018. L’opera prima di Bisio dimostra il rapporto osmotico tra le due forme di arte: la letteratura ed il cinema, che in comune hanno lo scopo della narrazione.
L’esperienza come regista arriva per Bisio dopo un lungo percorso professionale, che inizia a teatro con Paolo Rossi e Gabriele Salvatores.
Presto approdò allo Zelig, noto locale milanese il cui nome fu un’idea di Gabriele Salvatores, ispirandosi all’omonimo film di Woody Allen.
Considerato ancora oggi il luogo di culto del cabaret, lo Zelig è stato il palco che ha consacrato l’esordio di tantissimi comici italiani, che come Bisio, hanno poi intrapreso un percorso nel cinema; si pensi ad Antonio Albanese, Silvio Orlando, Aldo Giovanni e Giacomo, Angela Finocchiaro.
La gavetta per Bisio continua con il suo passaggio dal teatro al piccolo schermo.
Molti lo ricordano per la spumeggiante conduzione del cabaret televisivo Zelig, ma la sua esperienza in tv risale ad anni prima, con Zanzibar, un programma ideato da Maurizio Costanzo.
Come per molti suoi colleghi e colleghe, obbligatorio fu il passaggio anche nello show della Giallapas’Band, Mai Dire Goal.
il percorso cinematografico inizia nel 1983, gli viene affidato un piccolo ruolo in Sogno di una notte di mezza estate, diretto dall’amico Salvatores.
Tantissime le esperienze in altri film, ma per il ruolo da protagonista dovrà attendere il 1999, quando  Antonio Grimaldi gli chiederà di vestire i panni di Italo in Asini nel 1999.

L’esperienza professionale di Bisio è variegata e consolidata, arriva alla regia da “esordiente professionista”, eppure per il suo primo film non lascia nulla al caso; affida la sceneggiatura a Fabio Bonifacci (sue le sceneggiature di Mio fratello rincorre i dinosauri, Bianca come il latte Rossa come il sangue), per la direzione della fotografia sceglie Italo Petriccione, noto per la storica collaborazione con Gabriele Salvatores, per la scenografia, si mette al sicuro affidandosi a Paola Comencini.
A garantire poi l’ottima riuscita del film è il cast, Bisio punta su tre giovanissimi attori alla loro prima esperienza cinematografica: Carlotta De Leonardis, Alessio di Domenicantonio, Vincenzo Sabastiani.  
I protagonisti del film sono Italo, figlio di un federale fascista (interpretato dallo stesso Bisio), Wanda, orfana che vive in un collegio gestito dalle suore, e Cosimo, orfano di madre, il suo papà è stato esiliato al confine perchè sovversivo, adesso vive con il fratello minore e con il nonno. Poi c’è Riccardo, l’amico ebreo portato via da Roma.
Le immagini raccontano in modo simpatico e divertente il viaggio che i tre amici decidono di intraprendere per compiere una missione importante: riportare a casa Riccardo.
Il disegno scoperto da Italo, scovando nell’ufficio del padre, raffigura il binario di Birkenau.
Secondo i tre amici, dunque, basterà seguire i binari del treno per arrivare in Germania, trovare Riccardo e riportarlo a casa.
Italo è pronto a prendere il comando della missione, in quanto è un giovane Balilla, e affronta l’esperienza nella convinzione di fare qualcosa di cui il padre possa essere fiero.
Il piccolo e simpatico Italo vive nell’ombra del fratello Vittorio, eroe di guerra.
Il viaggio è un modo anche per raccontarsi; Wanda vorrebbe avere una famiglia ma nessuno fino ad ora l’ha scelta ed è convinta in cuor suo che Suor Agnese ne sia contenta, Cosimo si ritrova spesso a piangere di notte perché sente la mancanza della mamma, vorrebbe abbracciarla anche solo per una volta. Riccardo prima di essere deportato, aveva confidato a Wanda che i suoi genitori avrebbero voluto adottarla, così non sarebbero stati solo amici ma fratelli.
La sparizione dei bambini non passa inosservata, Suor Agnese avverte Vittorio, il fratello di Italo ed il nonno di Cosimo. Saranno Suor Agnese e Vittorio ad andare alla ricerca dei bambini, due rappresentanti di fedi diverse che si uniscono per uno scopo comune.
La narrazione prosegue con immagini sempre luminose, di allegria e di speranza, dove la musica sottolinea quel tono di leggerezza che non priva il film di autenticità, ma al contrario richiama l’attenzione del pubblico sulle azioni dei protagonisti, i quali, malgrado le difficoltà non si arrendono.
Italo dimostrerà il suo valore, non solo grazie al competente uso della fionda, ma anche alla capacità di convincere i camerata fascisti. Italo dimostrerà fino in fono il suo valore…
Claudio Bisio dirige con maestria, una pellicola delicata che racconta la Storia.
Quella Storia che poi lascia alle parole di Francesco De Gregori
La Storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta
escluso.
La Storia siamo noi queste onde del mare,
questo rumore che rompe il silenzio,
questo silenzio così duro da masticare.
E poi ti dicono “Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”.
 


 
 


 

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