E' appassionata nel parlare, ti trasmette la sua voglia di fare, di realizzare e i suoi progetti sono tanti. Lei è Jenny Capozzi, giornalista, una vita spesa nel mondo della cultura.
E' il mondo del libro il suo habitat naturale, ne ha scritti e pubblicati e recentemente ha avuto una menzione speciale alla XVII edizione del concorso "Città di San Leucio del Sannio" con un libro "Il sindaco garibaldino Angelo Troisi, il patriota che finanziò la campagna dei 1000 contro 1500 ducati d' oro".
"E' il libro della sorpresa - ci ha dicharato tra un caffè e una chiacchiera - tra le alte cose, parlo di una figlia illeggittima di Garibaldi , andata in sposa a Federico Capone proprietario delle miniere di zolfo di Altavilla. Ho una fotografia scattata da Intorcia proprio a Benevento che lo testimonia".
Venerdì 7 dicembre, alle 17.30 sarà alla Bibliotreca Provinciale per la presentazione del libro "Omicidio dell' anima " di Giancarlo Perazzini per la rassegna "Non solo Libri" organizzata da Sannio Press e Lyons Club e questo ci riporta al tema che avevamo deciso di affrontare, la presentazione della costituenda associazione, "No vuol dire No, voluta da Irene Pivetti sull' onda emozionale della lettura della storia di Sara raccontata nel libro.
Sara, sedicenne napoletana costretta a sposare chi l' aveva stuprata e dal quale avrà altri tre figli, ncapace di ribellarsi per un fatto culturale, sociale, di costume, ha continuato a vivere con lui fino alla morte del marito avvenuta nel 2009.
Per 40 anni l'aveva torturata, annientata, umiliata, minacciando di violentare la primogenita ?che tanto ricordava mamma' eppure lei non era mai riuscita a ribellarsi.
"Per dire No a tutte le violenze di genere così radicate nel costume Irene Pivetti ha dato vita al gruppo che in attesa di un atto costitutivo si appoggia alla sua associazione Learn To Be free onlus" ci racconta Jenny Capozzi che si occupa della diffusione del messaggio per il Sud e sta attivando una serie di contatti per far arrivare l' idea a quante più persone possibile.
"La cultura al servizio del sociale" dice perché la violenza di genere è un fatto culturale. ?No vuol dire no' è , quindi, grido di rivalsa dopo le tante ingiustizie subite, è il grido di Sara, protagonista del libro che decide di raccontare le sue vicissitudini allo scrittore per denunciare l' orco con il quale ha vissuto che è lo stesso orco che accompagna la vita di tanme, troppe donne.
"Troppo silenzio e poche parole intorno alle donne che subiscono violenza- dice Jeny Capozzi ? violenza che è il peggiore dei delitti e che distrugge l' anima prima che il corpo".
"No vuol dire no" sta muovendo i suoi primi passi, ha al suo attivo un account facebook uno twetter e sta preparando un sito web.
"Ovunque vi siano donne e uomini di buona volontà, a qualunque razza o ceto o comunità appartengano- si legge nello statuto ? vi è posto per dire No alla violenza e sì alla responsabilità, alla libertà , il rispetto".
Lo scopo è appunto quello di promuovere una cultura del rispetto tra uomini e donne , credendo fermamente nel ruolo propositivo e di tutela generale che può essere svolto dalle istituzioni proponendosi di essere uno stimolo costante alla realizzazione di norme che tutelino meglio e maggiormente le donne.
"Sto organizzando una serie di incontri, sarò il nove dicembre in una tv locale di Benevento e sto preparando gli incontri con i ragazzi di alcuni licei nell' avellinese. In programma una serie di iniziative a Salerno e a Napoli, dove a primavera prossima ci incontreremo sulla terrazza della Basilica di Posillipo".
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