foto presa dal web
Alfredo Zazo in “Curiosità storiche beneventane” (Edizione del 1976, stabilimento lito-tipografico editoriale De Martini) ricorda una tradizionale cavalcata che apriva la Fiera di San Bartolomeo, la più importante fiera della Città.
Zazo si riferisce ad una edizione del 1703 che “ci viene narrata da un contemporaneo che ne ricordò i più minuti particolari”. “Fin dai secoli più remoti – questo il racconto – si è costumato in un giorno così festivo, far nobile pompa di Benevento di una cavalcata e della mostra di uan compagnia di soldati.
Tanto si è fatto il 15 agosto 1703, colla leggiadria di generosi e bizzarri cavalli, avuti in prestanza da primari titolati del Regno di Napoli, oltre i propri dei cavalieri beneventani, coi preziosi e vaghi arnesi dei cavalli, col numero strabocchevole delle livree e specialmente dei palafrenieri della Città e del Signor Capoconsole e finalmente colle inestimabili vesti dei Cavalieri guarnite d’oro e di gemme”.
Si narra ancora che ala palazzo del capo console si recò tutta la nobiltà dela città cui fu offerta un rinfresco a base di cioccolata e “sorbetti di più sorti” oltre a “Frutta agghiacciate in abbondanza”.
"Si aggiunsero più bacili di canditi e dolci di ogni specie. Nuotarono nei cristalli più limpidi ed in vasi di argento dorato, le lacrime più pregiate che suole il Monte di Somma abbondantemente stemperare”.
All’incontro convennero anche gli altri Signori del Magistrato “con i loro riguardevoli e maestosi roboni”.
Alle 22 tutti coloro che dovevano cavalcare insieme con i Capoconsole si portarono al palazzo Apostolico dal Monsignor Governatore Faustino Crispolti, nobile di Perugia e canonico della Basilica Vaticana.
Arrivati al suddetto Palazzo, si udì suonare la campanella solita a suonarsi nel ricevimento dei più grandi”. Solo il Capoconsole entrò nel tempio dove si cominciò a cantare un bellissimo mottetto.
“Arrivato poscia il Signor Capoconsole all’altare, genuflesso su un cuscino di velluto color celeste, ricevette lo stendardo o labro, insegna fiera di S. Bartolomeo”.
Poi uscì di chiesa e montò a cavallo.
Intanto si era preparata una compagni di seicento soldati “spiritosi e bene vestisti”, capitanata dal Signor Capitano Niccolò Zambotti, preceduti da tre “trombetti” e seguiti da almeno dodici soldati a cavallo e da due “bizzarri cavalli portati a amano con selle ricamate d’oro e d’argento”.
Si vedeva poi una gran torma di palafrenieri della Città e del Signor Capoconsole a destra e di Monsignor Governatore a sinistra, tutti scoperti e guarniti di bellissime livree.
Il Capoconsole sosteneva i fiocchi dello stendardo, portato da un Palafreniere della Città. La cronaca ricorda anche l’abbigliamento del Governatore vestito “con sottana e mantelletta violacea”.
Ai lati del corteo c’erano due palafrenieri “colle ombrelle” e trenta soldati marchigiani “colle alabarde in mano”.
Seguivano il Sindaco, il Cancelliere, il Tesoriere e gli atlri ”officiali” della città tutti con cavalli nobili e nobilmente addobbati.
Si annota, inoltre, che sorprese l’esibizione di un cavallo che saltellava “con tutti e quattro i piedi”.
La cavalcata che era chiusa da “numerose e vaghe carrozze, ripiene di titolati cavalieri e personaggi ragguardevoli!”, passò davanti al Palazzo Arcivescovile” ove fu guardata con molto piacere dall’Eminentissimo principe cardinale Orsini che stava, non veduto, in una ringhiera”.
Il corto proseguì, poi, per Porta Rufina fermandosi davanti alla chiesetta di Santa Maria della Libera dove lo stendardo fu consegnato al Signor Mastromercato.
Poi si ritornò indietro con lo stesso ordine “salvo che il signor Capoconsole cavalcava a sinistra di monsignor Governatore il quale per la dritta strada nomata del Muro rotto, fu riportato al palazzo Apostolico”.
A vagheggiare questa cavalcata, concorsero tutte le terre e i castelli convicini. Vi concorsero molte ragguardevoli dame e baroni che concordemente affermarono essere stata la pompa, grande, nobile, ricca e decorosa.
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