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Un suggestivo momento teatrale e tre splendide installazioni completano il percorso artistico di Ugo Levita al Museo Arcos
     
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gio 08-12-2016 11:53, n.8748 - letto 18496 volte

Un suggestivo momento teatrale e tre splendide installazioni completano il percorso artistico di Ugo Levita al Museo Arcos

La mostra è stata prorogata fino al prossimo 8 gennaio

di Elide Apice
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Un finissage che è diventato momento teatrale e che ha spostato il termine della mostra al prossimo 8 gennaio.
È Ondaperpetua, la personale del maestro Ugo Levita che ieri ha continuato il suo percorso emozionale al Museo Arcos con la proposta di tre suggestive installazioni dedicati ai miti della città, “assemblamenti scultorei realizzati con materiali vari, in parte di recupero, riutilizzati e ricomposti con l’immaginazione che caratterizza l’approccio artistico di Levita, con interventi pittorici ed elementi ex-novo” sulla base delle suggestioni emozionali proposte dalla città”, si legge nellenote dell'autore.
Benevento e la sua millenaria storia e soprattutto la narrazione su un tema mai scontato quale quello delle streghe anche nella performance teatrale con gli splendidi protagonisti Peppe Barile, Carmela Hauber, Maria Tea Varo e la piccola Artemisia Levita.
Un percorso che parte lontano, dal dramma di Ipazia e attraverso una narrazione che sapientemente ha saputo mescolare autori di epoche diverse passando indifferentemente da Basile a Erri de Luca, da La gatta Cenerentola a Alda Merini e a Laura Del Verme, ha tracciato un percorso che ha idealmente unito le donne attraverso i secoli.
Molte le simbologie in scena, da quel filo rosso, simbolo di lotta e di femminile, intrecciato all’uncinetto o sciolto a legare il femminile nei secoli, agli scialli usati come abiti e come scene, al rosso di un rossetto usato per disegnare volti e braccia in una splendida emozionante interpretazione di Maria Tea Varo accompagnata dalla meravigliosa voce di Carmela Hauber (anche in questo caso riusciti voli pindarici tra diversi testi e melodie).
In un angolo, un uomo a sovrastare il tutto, a dominare secoli di parole e azioni contro le donne ad essere, poi, l’unico vero sconfitto della narrazione.
Emozionante la capacità della Varo a tracciare i diversi stati d’animo, le tante indicibili sofferenze, a cercare per tutte il senso del riscatto riuscendo a parlare di Iside e al contempo di Matteuccia da Todi e delle donne vessate e apparentemente sconfitte senza cadere mai nella banalità che il tema delle streghe troppo spesso sottende.
Un’azione poetica di tre individui diversi - si legge nelle note di regia - che scelgono spontaneamente anche di perdersi per ritrovarsi……”
“Un lavoro ancora nel suo divenire – mi ha poi dichiarato Maria Tea Varo - umilmente offerto in uno spazio abitato dalla storia e dall'umanità che ci travolge” e l’augurio è poterlo portare a termine e, perché no, riproporlo all'attenzione dei beneventani.