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"Naïlé, la straniera" il libro di Luisa Franchi dell'Orto
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mer 12-12-2018 14:58, n.11788 - letto 6914 volte

"Naïlé, la straniera" il libro di Luisa Franchi dell'Orto

Un intreccio di realtà, finzione e personaggi reali, come il sultano Mehmet Vahideddin, ultimo sultano turco, centesimo califfo dell'islam, e finzioni letterarie proiettano il lettore in

dalla redazione
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Luisa Franchi dell’Orto, archeologa, saggista, famosa in tutta Italia e nel mondo per i suoi scritti scientifici, si cimenta nella letteratura e affronta un altro tipo di scavi: quelli interiori della psiche umana, quelli che servono per la costruzione di un personaggio e di una trama avvincente come è quella di Naïlé, la straniera.
Un intreccio di realtà e finzione, personaggi reali, come il sultano Mehmet Vahideddin, ultimo sultano turco, centesimo califfo dell'islam, e finzioni letterarie proiettano il lettore in una storia d’amore e di misteri nell'Abruzzo degli anni Venti.
La protagonista è la bellissima Naïlé. Naïlé è la “straniera”, una musulmana fuggita dalla piccola corte dell’ultimo sultano in esilio e catapultata nel sonnolento mondo della provincia abruzzese.
Chi è Naïlé? Si sa che è una principessa. E che viene accolta nella famiglia di Giulio.
Ma cosa si nasconde nell'odio del capofamiglia, il Barone, patrigno di Giulio, per i Turchi? «Una turca in casa sua! Mai e poi mai!
Ma come impedirlo? Gridare allo scandalo perché si trattava di una straniera? Certo nei salotti sarebbe stato un bell'argomento di chiacchiere e qualcuno poteva anche dargli ragione.
Ma non era una straniera qualunque, si trattava di una nobildonna altolocata, se quello scellerato del figliastro non mentiva. Il che andava comunque messo in bilancio.
E poi, donna Amalia… Era stata categorica: l’avrebbe accolta e basta.
Chi le poteva toccare il suo Giugiù? Era la padrona.
Se non avesse immesso i suoi capitali nella moribonda gestione delle baronali tenute, per cui ancora il Barone poteva dormire sotto il suo tetto, lo doveva a quel secondo matrimonio.
Aveva le mani legate e ci si rodeva il fegato.
Al pensiero della Turca gli ribolliva il sangue, maledetti Turchi, rovina della sua famiglia!». Il racconto, a tratti ironico, si fa sempre più coinvolgente nella ricerca di una certezza, di una identità oltre lo snodarsi di tanti strani, impercettibili segnali che lasciano al lettore l’abilità di immaginare e costruire le vicende.
Luisa Franchi dell’Orto ha al suo attivo una lunga carriera come archeologa e storica dell’arte antica.
Qui si cimenta per la prima volta con la narrativa. Spirito versatile, pronto a sperimentare personalmente in ogni campo, ha tra l’altro cantato da soprano e recitato con compagnie teatrali amatoriali. Vive a Roma.