E’ un libro che mette al centro il tentativo di difesa dal buonismo troppo spesso esercitato senza richiesta, è “Come difendersi dalla bontà ed esercitare un sano egoismo” di Gioconda Fappiano, recentemente presentato nella Rassegna Sinergie V edizione con i contributi di Enrico Maria Troisi, Alessandro Liverini, Elide Apice, Alda Parrella alle letture e Simone Ielardi nelle Improvvisazioni musicali. Si tratta di una divertita visita guidata al più transitato fra i “non-luoghi comuni, la Bontà” – si legge nella prefazione curata da Enrico Maria Troisi ed è un percorso tra il serio e il faceto attraverso citazioni da Voltaire, la Bibbia, Eco, Pascoli, Gaber che lasciano lo spazio a serie riflessioni. Nella narrazione, Gioconda, sempre con il suo incisivo garbo, indica la strada per la ricerca del vivere bene o almeno ci prova, per poi concludere che non esistono ricette tranne il consiglio di “sentire le ragioni della mente senza dimenticare i moti del cuore”. Il primo capitolo “Teorema” spiazza il lettore con l’affermazione “quando incontro una persona che mi dice di essere buona, istintivamente provo il desidero di scappare”, continua a parlare dei Vampiri, chi per amore metaforicamente succhia il sangue e dell’esercito della salvezza di cui poi ci racconterà e del fatto che come dicono tutti “dopo la morte sono tutti buoni”. Parla poi della Bontà del cuore e fa riferimento a Gregoretti con il quale ha avuto una certa frequentazione culturale fino ad arrivare al capitolo Morsi e rimorsi in rapporto alla bellezza e alla bontà che “per gli antichi greci erano concetti coincidenti” con la conseguente necessità di investire sul proprio corpo secondo i canoni di una bellezza che è solo esteriore. Un ultimo suggerimento, a fine libro, è quello che Gioconda ironicamente , ma con gran fondamento di verità indirizza ai suoi lettori: ”Amate coloro che cercano la verità, ma guardatevi da quelli che la trovano”. In copertina una splendida immagine di Antonella Vitelli.
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