Ugo e Marta sono in scena a rappresentare la contemporaneità.
Sono due giovani che , casualmente, si trovano a condividere un appartamentino per poter dividirere le spese ed affrontare con qualche problema in meno la vita.
La precarietà, però, incalza e a lei che fa un doppio lavoro per portare a casa poco più di 500 euro, si contrappone un lui che spera in un futuro migliore e si dà da fare per realizzare "progetti" per questo o quell'assessore, che forse gli verranno pagati tra due anni, nella difficoltà di scegliere se "essere vivi in un mondo che non esiste o in un mondo dove non si esiste".
Su tutto aleggia un ipotetico zio a Pordenone che fa vane promesse.
All'improvviso scoppia l'amore e dietro l'angolo, la crisi.
Crisi che è diretta conseguenza di forti difficoltà economiche che non permettono di volare con la fantasia, che impedisce i sogni e che obbliga ad una vità a metà, in bilico, appunto tra l'essere e il non essere, tra l'accontentarsi e il lottare in un mondo in cui non ci si può affidare neppure ai propri genitori, anche loro in piena crisi e non solo economica e comunque in lotta con un mondo del lavoro che li ha rifiutati.
Questo il sunto di una pièce teatrale ad affetto, lavoro di drammaturgia di Francesca Paola Scancarello, con Bruno Petretti e Selene D'Alessandro nel doppio ruolo di Ugo e il Papà , il primo, Marta e la mamma la seconda, che è stata portata in scena all'auditorium del Seminario Arcivescovile per un evento organizzato dall'associazione di volontariato "La casa nel sole" e dall'Ufficio per i Problemi Sociali e il Lavoro della Diocesi di Benevento.
Si ride e tanto, ma è un "riso amaro" fatto di compromessi ed accettazione di quanto ci è riservato e la scena finale col palloncino ( aproposito,forse l'utilizzo di un" normale palloncino" non avrebbe tolto nulla al senso della scena) fa pensare che infine, quando tutto sembra perso, ciò che rimane è una sana leggerezza nell'affrontare il domani.
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