“Lotto+1” è stato il nuovo incontro organizzato dal gruppo Exit Strategy al Convitto Nazionale in collaborazione con il Convitto nazionale.
“Lotto” nell’idea di lottare contro lo stereotipo che fa dell’otto marzo una data in cui festeggiare senza considerare che si tratta di un giorno della memoria e di rispetto nei confronti di chi ha aperto, nei secoli scorsi, la strada per la rivendicazione della parità dei diritti.
Così in tanti si sono ritrovati a discutere su un tema specifico “Il corpo delle donne in rapporto alla pubblicità”. La performance di Linda Ocone, ha aperto l'incontro che è continuato con la visone de “Il corpo delle donne” , il documentario di Lorella Zanardo che ha apertolo sguardo su come la figura femminile possa essere svilita da un uso mercificante da parte del mondo pubblicitario soggetto a turpi meccanismi economici.
Pubblicità che già nella proposta al mondo infantile, marca una chiara differenza di genere tra femminucce e maschietti che vengono così , in maniera sublimale, ad accettare passivamente ruoli che vogliono lei, adulta, nel ruolo di moglie e madre o, agli antipodi, nel ruolo di vamp o manager d’assalto, in questo caso senza famiglia, e lui nel ruolo indiscusso di macho o di ‘bamboccione’ soggetto alle cure di una madre autoritaria.
Una raccolta di immagini pubblicitarie ha chiarito come venga utilizzato il corpo delle donne per pubblicizzare materiali che nulla hanno a che vedere con questo: eclatante una recente pubblicità di un locale mobilificio che ha tappezzato la nostra città incitando i lettori ad inviare le proprie misure perché loro avrebbero provveduto ad arredarti la casa.
Peccato che le misure di cui si parlava erano esplicitate in maniera chiara nelle misure dei punti vitali, seno, bacino e quant’altro di una avvenente signorina alle prese con un metro da sarta.
Lo scopo pubblicitario è stato raggiunto, su questo non c’è alcun dubbio, ma a scapito della dignità di tutte le donne trattate come un qualsiasi ambiente della casa. Le donne della pubblicità, quindi, sono assoggettate in ruoli stereotipati e ghettizzanti che impone loro un aspetto dimesso se si dedicano alla cura dei figli o marcatamente volgare se si tratta di pubblicizzare automobili, orologi o oggetti il cui target finale è composto da uomini.
“Anche in questo caso- si è arrivati a questa conclusione nel corso dell’incontro – si tratta di un fatto culturale che va cambiato mettendo in atto tutte le strategie possibili perché si consideri questo tipo di pubblicità oltre che avvilente per tutto il genere umano, oltremodo offensivo per tutte le donne”.
Donne che , anche in questo caso, hanno voluto parlare anche attraverso la sensibilità della loro creatività, molte hanno scelto di leggere poesie, come nel caso di Silvana Musollino che in un video curato da Valentina Leone ha messo in mostra i suoi quadri intanto che era intenta alla lettura delle sue poesie, e che con Francesca Ocone ha curato una significativa installazione.