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Minosse e la Sfinge raccontati da Maurizio cimino
     
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gio 23-05-2013 10:55, n.783 - letto 11239 volte

Minosse e la Sfinge raccontati da Maurizio cimino

I Mostri della mitologia concludono gli incontri con l'Arte

di Elide Apice
sfoglia l'album delle foto   


Ultimo appuntamento per il ciclo di incontri “Colloqui con l’Arte” proposti dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in una sala Lazzati come sempre affollatissima.
Per “Miti greci nell’arte” a cura di Maurizio Cimino, l’incontro con i ‘Mostri’ della mitologia  in un viaggio nei secoli per valutare le influenze che questi hanno avuto sull’arte.
Come sempre l’incontro è stato aperto da un’opera d’arte, una fotografia di Carmine Girolamo che con ironia rappresenta il ribaltamento del mito delle sirene, in questo caso inseguite ed ammaliate dalla musica,  dallo stesso fotografo e da un professore Cimino nell’improbabile ruolo di marinaio. “
Credo che le cose belle debbano trasmettere emozioni- così Girolamo che ricordiamo anche autore di un film,  “Il Fotografo”,  che, girato a Benevento ha ottenuto un discreto successo - In questa fotografia che parte da uno scatto rielaborato in photoshop, ho giocato sulla particolarità del realismo trattato con ironia”.
Poi si è entrato nel vivo dell’incontro durante il quale le letture di alcuni passi scelti sono state affidate a Marina Della Torca .Il Minotaruro e la Sfinge, i due mostri presentati da Maurizio Cimino che ha reso possibile ,col suo racconto, un viaggio immaginario a cavallo dei secoli che ha portato i presenti dalle prime rappresentazioni del labirinto di Minosse  su monete coniate a Creta nel III secolo, alle raffigurazioni del mito in epoca contemporanea.
“Dagli affreschi su una casa di Pompei , ora conservati al Museo Archeologico di Napoli, con un salto temporale di secoli- ha spiegato Cimino- arriviamo al 1800 con il simbolista Watts, in una suggestiva immagine che mostra il Minotauro di spalle, in atteggiamento di malinconia, facendolo diventare vittima e del suo destino partecipato da chi guarda il quadro. Discorso che diventa più intenso nel ‘900 sotto l’influenza di Freud e della psicanalisi”.
Il Minotauro diventa il nome ufficiale della rivista dei surrealisti che dedicano al mito le loro copertine.
Tra questi Dalì. Magrit che mettono l’accento sul senso di inquietudine trasmesso dal mito.
Picasso era molto legato al Minotauro e soprattutto negli anni ’30 del ‘900 realizzò una serie di immagini in cui coglie le diverse sfaccettature del mito.
Nel 1948 Fabrizio Clerici realizza una poco conosciuta opera in cui il mostro si trova su una sorta di palco ed è circondato dal pubblico sugli spalti, quasi ad indicare una società che non ha più paura del diverso. La prima parte dell’incontro si è conclusa con un suggestiva lettura di un passo scelto dall’opera di Durrenmatt, “Il Minotauro”, in cui si descrive la presa di coscienza del mostro che scopre l’altro rispetto a sé, si fida, ma viene da questi ucciso.  Le prime immagini della Sfinge ci rimandano al mito egiziano che la rappresenta come mostro dal corpo di leone e teste di faraone. In periodo greco, la Sfinge diventa figura per metà donna e metà uccello, rimane legata al mito d Edipo che viene raccontato anche in una suggestiva poesia di Borges. Nel  rinascimento Donatello, pone due sfingi alla base della statua bronzea di una Madonna col bambino, rappresentata nell’atto di porgere il figlio di Dio all’umanità e con il chiaro obiettivo di contrapporre la figura mitologica della sfinge ai cherubini, simbolo di saggezza, che si trovano sulla corona della Madonna.  
Rifermento ad una conoscenza del mondo pagano lasciata ancora all’oscuro della luce divina. Nell’800 la Sfinge diventa protagonista di opere neoclassiche  eraar l’800 e il 900, con il diffondersi dell’idea della ‘femme fatale’, la si immortala come simbolo di donna che ammalia, come nel caso dell’opera di Von Stuck.
“Anche nel quadro del simbolista belga Khnopff , la sfinge, che ha il volto della sorella Margherita, mostro il corpo sinuoso di un leopardo e diventa simbolo della labilità tra il bene e il male”. C’è poi una foto della poetessa russa Anna Achmatova che si fa ritrarre su un piedistallo come se fosse una sfinge quasi ad indicare la difficoltà di interpretazione delle sue poesie.
“Nel 1939 Salvador Dalì immortala in una sua opera, con la tecnica del collage, la bambina prodigio Shirley Temple, che ,vittima dello star sistem, era diventata un ‘mostro’. L’incontro è terminato con la visione di due opere bronzee dell’artista siciliano Agusto Perez, per molti anni all’Accademia delle Belle Arti di Napoli, la prima, in cui tutto l’interesse è concentrato su una grande, fatiscente porta guardata dalla Sfinge e da Edipoe, lL’altra realizzata nel 1997, poco prima della sua morte, intitolata “Tebe, Edipo, la Sfinge” in cui la figura mostra la dualità tra maschio e femmina, tra esser eumano ed animale ad indicare che  la Sfinge ed Edipo non sono più due entità separate, ma aspetti diversi di ogni uomo.





 
 


1 commento   top
n.222 - ha scritto Maurizio Lanzetta  27-05-2013 15:22:04  
Aula affollatissima perché ad ingresso gratuito ma poi quando si tratta di cacciare 25 € per partecipare alla visita conclusiva a Sperlonga e a Gaeta molti rimangono a casa e non si raggiunge il minimo indispensabile per far partire un pullman e tutto questo é abbastanza vergognoso ed indicativo dello stato della cultura in Italia
 
 
 

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