
E' partita dunque la rassegna "I risvegli della dormiente" voluta con caparbietà e decisione da Luigi De Filippo e da sua moglie Laura Tibaldi.
La rassegna si innesta in un contesto cittadino che allo stato è a dir poco drammatico.
Sono in pratica scomparse le stagioni teatrali invernali, i teatri stessi sono chiusi ed in abbandono e le poche cose che si riescono a fare, spesso sono dirottate in sedi "improprie" a causa del costo elevato per il fitto del Teatro De Simone l'unico spazio - per così dire - teatrale rimasto ancora agibile.
La stessa Città Spettacolo è sempre più in bilico (ad oggi 5 luglio, non si ha nessuna notizia - l'anno scorso si partì il 31 luglio) e buio totale c'è sul fronte delle ristrettezze economiche, purtroppo sempre maggiori, in cui si dibatte la P.A.
In questo contesto la "famiglia" di Luigi De Filippo ha deciso di investire su Benevento e certamente la sig.ra Laura ha avuto un ruolo decisivo in questa scelta, visto lo strettissimo legame di affetti, parentele, amicizie che la legano saldamente alla nostra splendida città.
Ed ecco dunque, la rassegna "I risvegli della dormiente" che con nove spettacoli, fa leva sull'orgoglio della città per tentare una ripartenza che per difficile che possa sembrare appare comunque possibile.
E bisogna dire che tante speranze non sono andate disattese visto il grande pubblico che ha riempito il Teatro Romano.
Questo è un altro luogo magico legato alla storia del teatro cittadino - mitiche le stagioni della lirica, degli anni 60 - che sembra riprendere nuova vita anche grazie alla collaborazione, questa volta più diretta ed immediata, da parte della Soprintendenza, che ha messo a disposizione gli spazi, la biglietteria, il personale.
Verrebbe da chiedersi perchè non funziona sempre così, ma tocca ad altri stabilire cause e effetti.
Resta chiaro però che se le cose si vogliono fare e, soprattutto, se si sanno fare - come accade quando si è nelle mani di chi del teatro ha fatto la sua ragione di vita - allora sembra tutto più facile.
E significativa è la totale assenza dei politici, dei rappresentanti delle istituzioni (di ogni parte politica), che in questa occasione non si son fatti nemmeno vedere, rimarcando una frattura tra le stanze del potere ed il mondo reale che invece andrebbe colmata.
Anche gli "addetti ai lavori" son sembrati piuttosto assenti, ad eccezione di Giulio Baffi, di cui d'altra parte si apprezzano da sempre lo stile e l'eleganza di comportamenti.
E questa è davvero una sorpresa, perchè è come si avesse voluto costringere l'operazione nell'ambito degli "amici di Laura".
Anche qui i tanto bravi analisti che abbiamo troveranno ragioni e torti, ma rimane il fatto oggettivo di quanto riportiamo nel nostro servizio : tanta gente, una bella serata di teatro fatto da indiscutibili professionisti con un meritato successo di pubblico, tanto divertimento per tutti, una ottima organizzazione, nessuna sfasatura.
A partire dalla fila all'ingresso, consistente, lunghissima, ma velocissima a smaltirsi, come in nessuna altra occasione.
Ed il punto di ristoro a disposizione del pubblico nell'intervallo, come non accadeva da tempo immemorabile per le manifestazioni al Teatro Romano (poco male se qualcuno è sfuggito alle maglie del controllo portando in teatro delle bibite).
Ma veniamo ai nostri de "A che servono questi quattrini".
Sono andate in scena le avventure del marchese Parascandolo, che ha dilapidato tutti i suoi averi per non essersi interessato delle proprie finanze.
Ora è diventato "filosofo", e trascorre il tempo raccontando a modo suo dei filosofi dell'antica grecia.
Ai giovani che lo seguono spiega che il denaro è inutile, una specie di malattia che affligge l'umanità.
Tra i suoi assorti discepoli c'è Vincenzino, un falegname che vive assieme alla zia Carmela.
Vincenzino è innamorato di Rachelina, sorella di Ferdinando che ostacola il fidanzamento tra i due.
Il marchese organizza una messinscena per far credere che Vincenzino abbia ereditato una bella somma di denaro. Le cose cambiano immediatamente e tutto diventa più semplice per Vincenzino ma molti imprevisti fanno oscillare continuamente gli umori generali, fino alla ... sorpresa finale.
La commedia è il successo più importante di Armando Curcio e venne portata in scena al teatro Quirino di Roma l'8 maggio 1940 dalla compagnia di Eduardo De Filippo.
Ebbe tanto successo che ne fu tratto l'omonimo film del 1942.
Il che la dice lunga anche sulla indiscutibile qualità tecnica della commedia, a dispetto di qualche isolato commento a denti stretti lanciato da chi, evidentemente, non apprezza il genere e magari si trova più a suo agio quando vede altri tipi di spettacolo.
Fatto sta che il successo di un evento si misura anche dalle reazioni del pubblico e ieri sera si vedevano solo facce soddisfatte e convinte di aver vissuto davvero una bella serata all'insegna del divertimento e della grande professionalità.
Onore e merito, dunque, alla compagnia di Luigi De Filippo, che ha riportato la commedia napoletana proprio nel Teatro Romano tanto caro alla nostra città, dopo tanto tempo e finalmente !
Vale la pena di sottolineare un De Filippo in grande forma capace di tenere banco senza affanno, con una compagnia fatta da attori giovani davvero bravi e di grande livello.
Questi i personaggi e gli interpreti:
Eduardo, il professore : Luigi De Filippo,
Nunziatina : Fabiana Russo,
Zia Carmela : Stefania Ventura,
Don Ferdinando : Riccardo Feola,
Vincenzino : Paolo Pietrantonio,
Marco, il discepolo : Massimo Pagano,
Peppino, il sarto : Vincenzo De Luca,
Notaio : Michele Sibilio,
Concetta : Stefania Aluzzi,
Rachilina Claudia Balsamo,
Angelica : Marisa Carluccio,
Palmieri : Michele Sibilio.
Nell'organizzazione, la brava Laura Cuomo.
Il prossimo appuntamento è per martedì 9 luglio, alle 21.00, con “La Klassica incontra il cinema”, concerto sinfonico con i cinquanta elementi dell’Orchestra Sinfonica “NuovaKlassica” che accompagnerà il pubblico in un excursus tra le più famose musiche da film.
A martedì, dunque !
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