
All'Hortus Conclusus, "Miti di stelle" ispirata dalle Metamorfosi di quell'Ovidio che trasferì ai posteri tanti racconti mitologici dell'antica Grecia e Roma.
Protagonisti i "mitici" dei dell'Olimpo che non disdegnano incursioni sulla terra coinvolgendo nelle loro avventure gli esseri umani che incontrano.
Sono dei, ma hanno gli stessi sentimenti degli uomini, amano, sono gelosi, vendicativi.
Spesso gli dei si fanno "uomini" e spesso gli "uomini" vengono trasformati in dei, in una condivisione di sentimenti e pensieri che riporta il mondo intero ad un'unica madre, ad un'unica radice.
Tanto che le stesse costellazioni del cielo sono, a ben guardare, frutto dello stesso intreccio, degli stessi sentimenti, degli stessi "amori" sacri o profani che siano.
E su questi intrecci si parla di Callisto, abile cacciatrice al servizio di Diana, bellissima al punto che il padre di tutti gli dei se ne invaghisce non appena la vede e la seduce.
Quando Diana scopre che Callisto è incinta la caccia via dal gruppo.
Il figlio di callisto, Arcade, è un giovane bello e forte, come si addice al figlio del padre degli dei.
Ma Giunone, rosa dalla gelosia, decide di vendicarsi di Callisto e la trasforma in un orsa.
Madre e figlio si reincontrano solo anni dopo, quando Arcade, ormai quindicenne, durante una battuta di caccia s’imbatté nell’orsa ed è sul punto di ucciderla.
Ma c'è qualcosa che lo frena, qualcosa che passa dallo sguardo dell'orsa e gli tocca il cuore facendolo tentennare, permettendo così l'intervento di Giove, che per salvarli li trasforma entrambi in due costellazioni, l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore.
E' così sarà per l'eternità, con le costellazioni ed i pianeti che da sempre accompagnano le notti dell'umanità, raccontandone la storia ricca dei intrecci amorosi con cui con gli dei hanno soggiogato gli umani prescelti.
E non solo la "nostra" Callisto, ma anche Ganimede, Io, Europa, Leda, ormai satelliti o costellazioni a memoria del legame indissolubile che lega l'umanità ai suoi dei.
"Miti di stelle" era forse predestinato ad andare in scena di notte, per permettere anche la visione "diretta" delle costellazioni e rendere più suggestiva la recita.
Ma è andata alle ore 18.30, quando c'era ancora il sole.
Poco male, è andata bene lo stesso !
Ad accompagnare la narrazione tre cantanti che hanno sottolineato i passaggi più intensi della narrazione con canti e polifonie tradizionali.






dal programma di sala :
MITI DI STELLE
dalle metamorfosi di Ovidio
testo scritto e narrato da Sista Bramini
polifonie tradizionali a cura di Francesca Ferri
eseguite dal vivo da Francesca Ferri, Camilla Dell’Agnola, Valentina Turrini
Canti e Polifonie tradizionali europee arrangiate
Laudace (Sicilia), Lelyalei dei (Georgia), Grabilleya (Bulgaria), Strati Angelaki (Bulgaria), Isad pri dvor (Serbia), Gusta mi magla (Kosovo), Oi, bir (Albania), Sigili (Ucraina), E lu giovedì (Italia, Puglia), Majka ceru (Croazia), Da sam izvor voda ladna (Serbia), E alalò (Sicilia), e altri.
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