Scatti fotografici che segnano un momento di serenità, sorrisi di bambini, abbracci e baci a rinnovare parole d'amore. Questo è ciò che succede nelle due ore di colloquio cui i detenuti hanno diritto e questo è quanto i volontari Unicef hanno visto stamattina al carcere circondariale di Benevento dove si sono recati per il progetto "Io come Tu".
Tre turni per un totale di sei ore di animazione con i bimbi figli dei detenuti per rendere più sereno un momento che nasconde il dramma dell'assenza.
La mamma, il papà, in qualche caso entrambi detenuti e in carceri diversi, i figli lasciati alle cure di nonne e parenti, i viaggi degli incontri in luoghi spesso lontani centinaia di chilometri.
Così ti trovi a parlare con qualche accompagnatore dei bambini, una zia o una nonna e scopri che i tre figli di una coppia di detenuti sono in peregrinaggio mensile tra il carcere di Benevento dove si trova la mamma che " è innocente, signora, ve lo giuro!" e un carcere siciliano dove è rinchiuso il papà o di qualche papà che "sono mesi che non riesco a vedere i miei figli" e il tempo stesso "nun tene cchiù memoria!".
Genitori che non sono rassegnati o almerno non lo sembrano e uno di loro, A., giovanissimo, nemmeno trenta anni, ci ha fatto conoscere i suoi due bellissimi bambini e con tutta la tenerezza di cui si può essere capaci "Sono meraviglioso - ha detto - io ho sbagliato, lo so e non voglio che loro fann e cose comm'a me", poi, guarda la moglie "lei è la mia fortuna, me li cresce bene e li segue in tutto quello che fanno" dice stringendole la mano.
E' la realtà dell'istituto penitenziario che è luogo di detenzione e di riabilitazione alla quale non si riesce a pensare se non quando sei qui dentro come loro, sottoposto a controlli.
Da fuori si ha la tendenza a considerarli solo come coloro che hanno sbagliato, che sono ai margini della società...forse è così, ma poi te li trovi davanti e vedi uomini e donne e bambini e guardi occhi che nascondono tristezza e voglia di sfiorarsi, di baciarsi. Sono tanti i bambini oggi , alcuni di pochi mesi e un futuro forse già segnato, e allora sei portato a chiederti quale sarà il loro domani, se riusciranno mai a riscattarsi da una vita che li vuole già perdenti, se potranno mai vivere una vita di "normalita", ma cosa è poi la normalità?
Le foto parlano di famiglie divise, in attesa di giudizio esattamente come il papà o la mamma cha manca da casa , di figli in attesa di famiglia.
"Lo so che il mio papà ha sbagliato - scrive una bimba nelle letterine all'Unicef - ma voi che leggete aiutatemi a far capire a quelli lì ( e si riferisce ai poliziotti) che io non dormo di notte perchè mi manca tanto!" e ancora "i bambini hanno bisogno dei loro genitori e io ho voglia delle carezze della mia mamma!" oppure "quello che sta passando il mio papà e quello che sto passando io non lo auguro nemmeno al nemico. E' duro crescere senza papà!".
C'è speranza, però, in tutti loro che si salutano dandosi appuntamento al mese prossimo, al prossimo colloquio ( ed è strano ascoltare queste parole dalla bocca dei bambini) ed uno scrive " Lottare sempre che tutto passa, me lo dice sempre il mio papà!".
Finisce la visita e si prova a ritornare alla normalità di tutti i giorni e ti rimane il pensiero che si riesce ad apprezzare la libertà solo quando ne provi l'assenza e ti rimane un nodo in gola e la sensazione di non essere riuscito a dare il meglio di te.
"Credo che tolleranza e libertà mentale siano valori fondamentali e oggi ne ho avuto la conferma - scrive Roberta , volontaria Unicef - purtroppo la società ha forse un atteggiamento troppo restrittivo nei confronti di chi è stato in carcere".
Per Giovanna, Selene e Marialuisa, volontarie anche loro, "da oggi guarderemo in maniera diversa la realtà che ci circonda e daremo un diverso significato alla parola alla parola Libertà, fino ad ora considerata un valore superficiale".
vedi pure la pagina di Comitato Unicef Benevento
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