C'era una volta, come nelle migliori favole, il Natale. Si cominciava un po' prima, non si sa mai, era la vera ed unica festa in famiglia, non era permesso sgarrare. Si incominciava, per la precisione, agli inizi di dicembre e comunque mai oltre l'Immacolata che per noi era una ricorrenza doppia, dato che mio padre era nato proprio l'otto dicembre. Ma il Natale, di fatto, iniziava qualche giorno prima, quando per le scale del nostro palazzo si incominciavano a sentire gli zampognari. Avevano una costanza straordinaria, si fermavano piano per piano ed intonavano il "tu scendi della stelle" davanti a tutte le porte, anche quelle chiuse. Gli inquilini, man mano che toccava a loro, aprivano la porta e si beccavano la canzoncella; e se non facevano in tempo ad aprire, nessuna paura, gli zampognari ripetevano tutto daccapo. Quando arrivavano da me, al quarto piano, avevamo già sentito la zampogna e la ciaramella un numero di volte sufficiente a desiderare una versione ridotta della zampognata, ma ... niente ... nulla da fare, bisognava ascoltarla tutta intera. Agli zampognari si regalava sempre qualcosa, ma man mano che passavano i giorni qualcuno iniziava a far finta di non essere in casa ed alla fine gli stessi zampognari abbandonavano l'impresa, a mani vuote ed ormai esausti.
Quella degli zampognari è una cosa che non riuscivo a capire del tutto. Nemmeno avevamo fatto il presepe, e loro già annunziavano la "lieta novella"; ma non dovevano aspettare la nascita di Gesù ? Comunque sia, una volta entrati in scena gli zampognari, si dava inizio ai combattimenti. E si recuperavano in fretta e furia tutti gli addobbi del Natale chiusi negli scatoloni giù in cantina. Emergevano pastori e pecorelle, casette di legno, muschio avvizzito. La carta-per-le-montagne-del-presepe, seppure riposta con tanta cura l'anno prima, era di fatto inutilizzabile e si andava di corsa a comprarne di nuova. Si allestiva in qualche modo il presepe, si tracciavano le strade con la farina, si riparava qualche testa di pastore mozzata con la colla di farina, rigorosamente preparata sul momento. Il presepe a casa mia era del tipo "fast", più velocemente si sistemava e meglio era, nessun tentennamento sul posizionare le pecore, i pastori, le casette. E nessuna pietà per qualche pecora azzoppatasi nel frattempo e che non si reggeva più in piedi : si pitturava col pennarello nero e si lasciava a terra moribonda e senza zampe, così se qualcuno domandava era sin troppo semplice rispondere che era la solita pecora nera, fuori dal gregge.
Esaurito velocemente la questione presepe, per un po' non si pensava a tutto il resto sebbene qualche cenno sull'imminenza del natale pur sempre arrivava. Intanto erano ricomparsi anche gli amanti delle "botte" che con tric-trac, botte a muro e trunielli si beccavano encomi solenni ad ogni esibizione. I trunielli specialmente - erano chiamati così proprio perché erano piccoli "tuoni" - davano una botta secca, improvvisa, fortissima e lasciavano interdetti i malcapitati verso i quali venivano lanciati, ovviamente senza preavviso. Erano chiamati anche "svedesi" perché per accenderli bisognava sfregarli sulla carta dei "minerva" o dei fiammiferi "svedesi", appunto. Il lancio del truniello senza preavviso raggiunse punte eccelse quando si iniziò a buttarli nelle case della gente. Si sceglievano le case al primo piano, di preferenza quelle con vecchiette a "bordo" : si bussava al campanello, appena si sentiva avvicinarsi qualcuno si accendeva lo svedese, appena aprivano la porta lo si lanciava nell'appartamento e si scappava. Inevitabilmente il truniello scoppiava in casa con un certo ... disagio per i suoi abitanti. L'estro creativo dei più temerari invogliò a lanciare i trunielli anche nelle case al secondo piano. E fu la fine ! Durante una fuga dal secondo piano il truniellista fu intercettato dal figlio della vecchietta del primo piano. E fu la fine sia del lancio del truniello sia degli stessi lanciatori dei quali si perse ogni traccia. Io, ero piccolo, esaurivo tutto il mio mondo dei botti natalizi con le stelline, quelle scintillanti; quando uscirono le girandole era una meraviglia. Il mio contatto con i fuochi d'artificio non durò a lungo e si fermò definitivamente di fronte ai bengala che sono stati per me la punta "più avanzata".
Io preferivo il torrone e, più in generale, i dolci del Natale. A casa mia eravamo rigidamente mono-torronisti e il torrone bianco con le mandorle, quello duro come una pietra, era l'unica specialità conosciuta. Ebbi il primo segnale che il Natale stava cambiando quando, a casa di uno zio, intravidi il torrone del papa, e poi, quello con la pralina di zucchero color rosa. Erano torroni morbidi, dolcissimi, avevano tutto il buon sapore del torrone ma non si spaccavano i denti nel mangiarli. Fu davvero una gradita sorpresa, e tuttavia il torrone bianco rimase l'unico conosciuto a casa mia e solo qualche anno dopo si comprò qualche stecca di torrone morbido al cioccolato, che veniva divisa in parti uguali fra tutti i figli.
Ma che il Natale stava diventando qualcosa d'altro fu chiaro quando intervenne l'eresia del pandoro. Noi eravamo rigorosamente moto-torronisti ma anche mono-panettonisti e precisamente mono-panettonisti MOTTA. Ma un giorno - sembrava una giornata normale, come le altre, niente lasciava presagire il disastro - all'improvviso, mentre si affettava il panettone, si levò una voce querula, ma decisa : - a me l'uva passa non mi piace; - toglila e non la mangiare; - non mi piace neanche il cedro; - togli pure il cedro; - a me non mi piacciono i canditi, non mi piace il panettone, voglio il pandoro; - pantoro ? e che è il pantoro ? - PAN-DO-RO, panDoro con la D; - e che è il PAN-DO-RO, panDoro con la D ? - è un panettone senza i canditi; - e che c@##@ di panettone è senza i canditi ? - infatti... è un P-A-N-DDDD-O-R-O.
Fu l'inizio della fine. Lo scisma eretico del pantoro con la D, dilagò. La fine venne irrimediabilmente ed ufficialmente decretata quando uscì il pandoro della MOTTA, unica marca di panettoni conosciuta a casa mia. Fu il segno del tradimento immeritato. Tanti anni di fedeltà al panettone MOTTA - ce n'erano anche di quelli piccoli, giusto un assaggio, che si dava ai bambini per regalo... - tanti anni di fedeltà bruciati in un attimo !?
Il MIO Natale finì esattamente quel giorno ... ed accadde come a Sansone che trascinò con sé nel disastro irrimediabile tutti i Filistei.
Ora sono l’unico, pateticamente, a preferire il panettone al panDoro con la D. Mi hanno classificato come una specie in via di estinzione, ma non mi arrendo, aiutato anche dai panettoni di tantissime marche diverse a prezzi bassissimi. Se ne vendono persino ad € 1.20 nei supermercati. - Ma che ci mettono in un panettone che costa un euro e venti ? - Non si sa, pare che li facciano con l'idrolitina scaduta; - L'idrolitina ? l'idrolitina scaduta ?
Ohi mamma ! E' la fine, lo so, ormai è la fine. Del panettone, s'intende, e di tutti i filistei-panettonisti come me !
Ma non mi arrendo ed il MIO Natale non finisce qui ! Hai voglia quante ne ho da dire, ancora !
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