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"A uno a uno le fil' cuntavano" La leggenda delle Streghe nel Sannio
     
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dom 23-03-2014 09:21, n.1868 - letto 22853 volte

"A uno a uno le fil' cuntavano" La leggenda delle Streghe nel Sannio

Il documentario presentato ieri al Mulino Pacifico

di Elide Apice
sfoglia l'album delle foto   


La leggenda delle Streghe di Benevento, le suggestioni di racconti raccolti da anziani testimoni di un passato che nemmeno la modernità riesce a scalfire, lo studio di esperti nel settore , questo e tanto di più nel documentario "A uno a uno le fil' cuntavamo' che ieri è stato presentato al Mulino Pacifico alla presenza di molte persone, tante in piedi, altre accomodate per terra.
"Qualcuno mi ha chiesto se questo era l'antico macello comunale- ha aperto così l'incontro Michelangelo Fetto, - io vi dico che questo è ancora un' macello' di gente che segue le nostre iniziative e che stasera mi commuove".
Poi la parola a chi del documentario è stato artefice: Maria laura Simeone che ha collaborato con Francesca Gerardo e con il regista Umberto Rinaldi. Il progettò, finanziato dal programma  ‘Gioventù in azione’, nasce da un’idea di Francesca Gerardo e del gruppo informale ‘A spasso con le streghe’, la cui responsabile è Titti Saccomanno con Annamaria Ionico, Marina Di Nunzio, Francesco Taglialatela, Antonio Di Blasio. 
"L'idea del documentario - ha dichiarato Francesca Gerrado, presidente dell’associazione  Caat – è arrivata prima della costituzione dell’associazione il cui acronimo è Cultura Arte Territorio Ambiente e che sta già progettando altre iniziative il territorio”.
Intanto , nel foyer, la cooperativa 'Lentamente' che si occupa a  Casaldianni di raccolta di erbe spontanee e di recupero di antiche culture, preparava un aperitivo con i sapori del tempo che fu.
Tanti i protagonisti del documentario che consta di ricostruzione storica e di un affascinate viaggio nei ricordi non solo a Benevento, ma anche nel Fortore e nella Valle Telesina.
Sono tutti giovani gli artefici del documentario che ha l’indubbio merito di aver raccolto le ultime testimonianze vissute di episodi al limite del normale. Oltre Maria Laura Simeone, Francesca Gerardo, Umberto Rinaldi,  Giovanni Bocchino per le riprese e la direzione della fotografia, Angelo Cusano, per l'audio, Michele Coretti che ha curato la fotografia d copertina del DVD, Enrico Falbo per le musiche tratte dal suo Canti Silvani del 2010, e AreaIV4 per la comunicazione visiva.
Molto suggestiva l’interpretazioned i Natali Rossi che è la voce su 'Filomena la janara, una bellissima rielaborazione di una antica filastrocca  a cura di Silvio Falato.
Il materiale d'archivio è tratto dalla collezione Professor  Riccardo Valli alla Biblioteca provinciale di Benevento.
Con i contributi in video di Tullia Bartolini, Nicola Cosimo Capobianco, Paola Caruso, Gianna D'Andrea, Nicolina De Simone, Anita Esposito, Silvio Falato, Antonietta Fetto, Vittoria Fragnito, Francesco Morante, Gabriele Palladino, Roberto Pellino, Michelangelo Pizzi, Vittorio Pruscino, Maria Pia Selvaggio, Ugo Simeone, Riccardo Valli, 



quese foto sono tratte dal video durante la proiezione
























 
 


1 commento   top
n.385 - ha scritto silvio falato  23-03-2014 12:45:55  
Felemèna la Janara
Filomena la Janara

È un canto in dialetto guardiese , raccolto alla fine degli anni sessanta.
Accompagnato dal bravo maestro Bartolino Sarracco, lo arrangiai e cantai sette anni fa a Cerreto Sannita (BN) in occasione di un mio intervento sulla cultura popolare.
La canzone è una descrizione accurata delle azioni svolte da una janara in una classica notte di uscita:
Intorno alla mezzanotte la perversa si denuda completamente, si unge il corpo con l’olio stregato e, lanciatasi dalla finestra, prende il volo.
Simile a un pipistrello, effettua alcuni giri intorno a un torrente e poi, attraverso una stretta fessura dello spioncino della porta, penetra in una casa come folata di vento.
Ha preso di mira un bimbo che placidamente dorme nella sua culla. Con crudeltà si lancia su di lui, comincia a martoriare il suo corpicino con pizzicotti, pugni, calci e dolorose contorsioni, e la povera vittima rimane priva di conoscenza.
La diabolica, non soddisfatta ancora della vile impresa, riprende il volo e si dirige verso un’altra abitazione, intenzionata a completare la sua opera orrenda sul corpo questa volta di una bimbetta; ma inaspettatamente è bloccata da una scopa, a bella posta appoggiata dietro la porta.
Il nostro personaggio, trasportato da una inspiegabile ossessione, con frenesia, si mette a contare gli steli di saggina della scopa; ma essi sono tanti, e la vecchia con i numeri non ha tanta dimestichezza.
Passa inesorabile il tempo, l’orologio della torre scandisce la prima ora del nuovo giorno (le sei) e Filomena è ancora lì a contare.
L’alba è ormai arrivata e la demoniaca, obbedendo alle regole del codice delle janare, desiste dall’impresa e ritorna immediatamente a casa. Il rosso bagliore del sole che sorge all’orizzonte vede
salva e illesa la bimbetta, che, ignara di tutto, dorme saporitamente.

CANTO


Felemèna la janàra
Filomena la janara
a mezanòtte s’affaccjàva,
a mezzanotte si affacciava,
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Se ugneva ku l’ugljetjélle,
Si ungeva con l’olietto,
sémpe frìsqwe de re pegnatjélle,
sempre fresco della pignatta,
wòglje d’aurìva senza sàle,
olio d’oliva senza sale,
maledìtte da re strehàle.
maledetto dallo “stregale”
1
Felemèna la janàra
Filomena la Janara
pe’ la fenéstra se menàva,
per la finestra si lanciava,
‘mbìmbolo…’’mbò…’mbò…’mbà.

E velàva sénz’affànne,
E volava senza affanni,
sénza skàrpe e sénza pànne,
senza scarpe e senza panni,
twòrne twòrne a re vallòne,
intorno intorno al torrente,
kòme fa re skurpegljòne.
come fa il pipistrello.

Felemèna la janàra
Filomena la janara
ént’a ‘na kàsa se ‘nzeppàva,
dentro una casa si infilava,
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Se ‘nzeppàva pe’ ‘na senketélla
S’infilava per una fessura
de ‘na pòrta ku la fenestrélla;
di una porta col finestrino;
kòm’a vjénte ke scjaurèglja,
come vento che soffia rumorosamente,
passàva dént’a la kurzèglja.
passava dentro il corridoio.

Felemèna la janàra
Filomena la janara
ént’a la kàmbra po’ arrevàva,
nella camera da letto poi arrivava,
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Ku ddòje dèta ‘nkòpp’a la pànza
Con due dita sulla pancia
dèva r’abbwòbbeje sénza crjànza
dava l’anestetico senza creanza
prìm’a re pàtr’e ddòpp’a la mamma
prima al padre e poi alla mamma
ke dermèvane kòme Dìje kumànna.
che dormivano come Dio comanda.

Felemèna la jànara
Filomena la janara
a la kònnela s’azzekkàva,
alla culla si accostava.
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

S’azzekkàva a ‘ne wagljencjélle
Si avvicinava a un fanciullino
ke dermèva sénz’abbetjélle,
che dormiva senza scapolare,
kòm’a kìlle ke njénte sénte,
come colui che niente sente,
pòvera ànema innocénte!
povera anima innocente!

Felemèna la janàra
Filomena la janara
kìlle nìnne marterjàva,
quel bimbo martoriava
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Re dèva pìzzele, pònja e kàuce,
Gli dava pizzicotti, pugni e calci,
re tercèva kòm’a ‘ne sàuce,
lo torceva come un salice,
da la vòqqwa kaccjàva la bbàva,
dalla bocca cacciava la bava,
e mjéze mwòrte re lassàva.
e mezzo morto lo lasciava.

Felemèna la janàra
Filomena la janara
a n’àta kàsa po’ velàva
a un’altra casa poi volava
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Arrevàwe dént’a njénte
Arrivò in un niente
e trasìwe kòm’a vjénte,
ed entrò come vento,
m’arrèt’a la pòrta se fermàwe,
ma dietro la porta si fermò,
ka ‘na skòpa llà trevàwe.
chè una scopa là trovò.

Felemèna la janàra
Filomena la janara
skòpa e nènna gjà lassava,
scopa e bimba già lasciava,
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.

Da la fenèstra se ne velàva
Dalla finestra se ne volava
e a la kàsa se n’atternàva,
e a casa se ne tornava,
la krejatùra s’èva salvàta
la piccola s’era salvata
k’akkumencjàva n’àta jernàta.
perché incominciava un’altra giornata.

Felemèna la janàra
a mezanòtte s’affaccjàva,
pe la fenéstra se menàva,
ént’a ‘na kàsa se ‘nzeppàva,
a la kònnela s’azzekkàva,
kìlle nìnne marterjàva,
a n’àta kàsa po’ velàva,
skòpa e nènna gjà lassàva
e a la kàsa se n’atternàva.
‘Mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbò,
‘mbìmbolo…‘mbò…’mbò…’mbà.

‘’Mbìmbolo…’mbò…’mbò…mbò,
‘mbìmbolo…’mbò…’mbò…’mbà.


Silvio Falato
Via Massarelli, 10
82037 Telese Terme
(Benevento)

Con tanti ringraziamenti.
 
 
 

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