Per questa settimana più che fare un’analisi linguistica, mi sento di fare un’analisi più sociologica della mancanza di saper criticare (e non intendo in maniera negativa ma interpretativa) i fenomeni mediatici.
Ho letto solo alcuni dei pochi commenti, positivi e negativi, circa il film ‘Quo Vado’ di Zalone, li ho evitati proprio perchè credo sia inutile fare sermoni su questioni relativamente poco importanti (rispetto alle guerre e alla discriminazione su alcune categorie di persone).
Io ho trovato i film di Zalone, oltre alle battute che strappano risate, interessante dal punto di vista dei temi e delle personalità (rap)presentate, nella maggior parte prototipi italiani che con paura tendiamo a nascondere e stereotipi inter-nazionali che indubbiamente promuoviamo in italia.
Il problema allora non è quello che è nel film, ma come lo spettatore interagisce con cosa appare in video.
Mentre il discorso può sembrare molto astratto, cerco di contestualizzarlo in pratici esempi.
Partendo dall’ultimo film ‘Quo Vado’, ho trovato molto reale e ovviamente allarmante, la situazione in cui il protagonista principale entra in un ufficio e si dirige spedito dall’uomo seduto dietro alla scrivania, saltando la donna che sedeva all’altra scrivania.
La comicità (amara) arriva quando l’impiegato specifica che la dirigente è la donna mentre lui è il segretario.
Zalone rimane negativamente sorpreso dalla ‘disposizione’ lavorativa, al contrario dei tradizionali canoni italiani dove è sempre la donna a fare la segretaria e l’uomo il dirigente.
Fermiamoci qui. Abbiamo due opzioni: o pensare che Zalone l’abbia fatto senza pensarci, che sia capitato per pura casualità, oppure che l’abbia fatto per far riflettere allo spettatore (spostando la responsabilità del contenuto) al vizio sessista di denigrare la donna sotto tutti i punti di vista.
Il sessismo (ma anche il razzismo e l’omofobia) vengono presentati così: crudi, quasi superficiali, riflesso di persone ignoranti, cafone, poco istruite.
E a noi non piace sentirci così, giusto?
E non ci piace che si critichino gli italiani e non ci piace che lo si faccia così pubblicamente, e che la gente lo trovi anche simpatico.
A mio avviso il problema delle critiche è che non abbiamo fatto un esame di coscienza, che non siamo pronti a toccare le nostre certezze in materia di prototipi e stereotipi.
Anche se, sempre a mio avviso, sarebbe il caso e l’ora.
Mi viene in mente che tanto parlare (Shakespeare direbbe ‘tanto rumore per nulla’) non si sia successo per altri film che senza scrupolo (perchè dovrebbero?) perpetuano visioni della donna ristrette e sicuramente sessiste.
A questo proposito mi vengono in mente tutti i cinepanettoni dove si sprecano le battute sessuali/sessiste, dove la donna è sempre la giovane di turno svestita a puntino, proprio come le commedie porno soft degli anni 80.
Ma i cinepanettoni non si toccano, sono affari di famiglia!
È quando la famiglia che viene messa sotto il microscopio, che i panni non si lavano più in famiglia ma sono davanti agli occhi di tutti che sentiamo il dovere e il diritto di nasconderci e di non voler interpretare.
Personalmente io ho trovato molto più offensivo il film di Woody Allen ‘To Rome with love’ dove si prendeva in giro la città, i personaggi (anche del calibro/quelli rappresentati da Roberto Benigni) che ‘Quo Vado’, un quadro, certo raccapricciante delle credenze popolari di un paese che giudica il surperfluo e lascia andare il necessario.
Se avessi letto sui social networks così tante parole sui politici e le loro ristrette qualità intellettive, adesso forse concorderei con voi che non è il caso di spendere parole su un film.
Ma lasciatemi terminare dicendo che il cuore della mia rubrica, che sembra anticipare quel sessismo trattato da Zalone presentando un quadro altrettanto allarmante, è l’esame di fenomeni popolari che coinvolgono una grande maggioranza della popolazione.
Non mi interessano le torri d’avorio, quelle in cui gli analisti guardano dall’altro verso il basso.
Il mio è un approccio orizzontale senza deresponsabilizzazione di noi come partecipanti degli eventi mediatici, culturali e certamente linguistici del nostro paese.
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