L’uomo del futuro è Don Lorenzo Milani, protagonista dell’ultimo libro di Eraldo Affinati e semifinalista al Premio Strega 2016
Questa mattina, presso l’Auditorium Giovanni Paolo II dell’Istituto De La Salle di Benevento, la presentazione del libro ad una folta platea composta dagli studenti del Liceo Classico “De La Salle” di Benevento, del Liceo Classico “Giannone” di Benevento, del Liceo Scientifico “Rummo” di Benevento, del Liceo Scientifico “Galilei” di Benevento, del Liceo Scientifico “Telesi@” di Telese Terme e del Liceo Statale “Virgilio” di Avellino.
L’iniziativa voluta e curata da Maria Cristina Donnarumma è stata introdotta da Don Nicola Cocchiarella che dopo i saluti ha lasciato spazi agli interventi.
“Sono circa 20 anni che conosco Eraldo Affinati – ha così iniziato la Donnarumma - una conoscenza che si è man mano trasformata in amicizia e sono diverse le volte che lo abbiamo invitato a Benevento per proporre i suoi testi”:.
Ha poi parlato delle narrazioni di Affinati capace di“scrittura unica, pregnante, vitale” fino ad arrivare all’ultimo libro “L’uomo del futuro” (Mondadori), appunto, che diviso in venti capitoli alterna il racconto della ricerca sulle tracce di Don Milani al racconto della ricerca dei Don Milani che ci sono nel mondo.
Un libro con una doppia chiave stilistica, declinato in prima persona per quanto riguarda i capitoli dedicati alla ricerca su Don Lorenzo Milani e in seconda persona per i capitoli dedicati ai viaggi.
“Una scelta precisa - per Affinati – perché in qualche modo ho sentito il bisogno di rivolgermi a me stesso, conquistando al contempo una certa distanza. Un tentativo per scoprire le motivazioni di questa ricerca.
E’ come se avessi voluto farmi un processo e avessi cercato di incorporare azioni ed esperienze.
La scelta della seconda persona è stata per me, persona estremamente riflessiva, una scelta ideale”
Don Milani, prete degli ultimi, prete ribelle, ma rispettoso della Chiesa che è ancora presente nella vita quotidianadi tanti che seguono a volte inconsapevolmente le sue teorie che parlano di inclusione, di apertura, di rispetto.
“Ho sempre insegnato italiano e storia in istituti tecnici e spesso con ragazzi difficili – ha dichiarato lo scrittore – Anche io sono stato un ragazzo difficile, figlio di famiglia umile dalla quale ho cercato riscatto attraverso la scrittura e la letture, riscatto che mi è in qualche modo servito per ripagare i miei genitori per la loro vita difficile”.
“Mia madre, ad esempio, era riuscita a fuggire da un treno ch l’avrebbe condotta ad un campo di concentramento e di questo episodio non riusciva a parlarne.
Ho capito allora l’importanza delle parole ed è per lei che nel mio libro ‘Campo del sangue’, sono partito proprio da quelle storie.
Poi l’insegnamento che capisco essere l’unico modo per curare le mie ferite perché stare con i miei alunni è cura che mi fa stare bene”.
Poi il discorso si è spostato su Don Milani: “Lo seguivo senza conoscerlo, ma applicando le sue teorie di inclusione.
Poi non mi è bastato più e ho voluto approfondire la sua conoscenza, ma anche questo, ad un certo punto, non mi è più bastato e quindi ho voluto ripercorrere la sua vita attraverso i suoi luoghi e cercare i Don Milano di oggi”.
Chi sono i Don Milano?
Sono coloro che hanno nei confronti dell’altro e dei loro allievi un atteggiamento simile a quello che avrebbe avuto Don Milani che spesso non conoscono.
Li ho trovati in Marocco quando ho seguito due miei allievi di origine marocchina e mi hanno fatto conoscere il loro primo maestro, ma anche in India, tra le suore di Madre Teresa, a Berlino da un educatore di un naziskin, a Hiroshima dove ho visto un ragazzo alle prese con un videogame che riproduceva l’attacco con le bombe atomiche e ho pensato alle lettere di quei militari che le sganciarono che proprio don Milani faceva leggere ai suoi allievi”.
“ L’uomo del futuro”, quindi, è sì una ricerca sulla figura di Don Milani, ma è anche storia di viaggi che sono in qualche modo storia all’interno di me stesso”.
“L’ultima stazione dei miei viaggi – ha dichiarato Affinati - è la scrittura che mi serve per trovare conferma e a volte mi dà delle smentite. La scrittura che per me non è intrattenimento, ma è essenzialmente vita e non è racconto di storie inventate, ma trasformazione delle mie esperienze”.
Quanto di don Milani è rimasto nella quotidianità?
“ Oggi purtroppo la scuola non sta andando nella direzione che avrebbe voluto Don Milani, ma verso una standardizzazione di tipo europeo che tiene conto delle competenze e non delle persone”.
Recuperare Don Milani, quindi, l’auspicio, ed è questo il motivo per cui ha accettato la candidatura al Premio Strega, in modo da accendere un faro sull’uomo del futuro
Poi le domande puntuali dei tanti alunni presenti e la certezza che Don Milani, sarebbe stato vicino agli ultimi ancora oggi e avrebbe appoggiato i grandi temi sociali, l’immigrazione, le nuove famiglie, l’avvento di Internet che avrebbe usato come mezzo di conoscenza e avrebbe avuto attenzione per tutte le sollecitazioni che provengono dalla società odierna, pur nel massimo rispetto della Chiesa.
|