Venerdì 29 agosto 2014, alle ore 18,30, alla Libreria Luidig verrà presentato il "Dizionario lessico-topografico di Montesarchio e della Valle Caudina" di e con Cenzino D'Apruzzo Il "Dizionario lessico-topografico di Montesarchio e della Valle Caudina", monografia di Cenzino D'Apruzzo, poeta dialettale di braccianti briganti e migranti e appassionato di storia locale, nasce per recuperare dall'oblio i nomi dei luoghi a ùsu nuostu, lo schietto dialetto locale, le espressioni vivaci e colorite, la messe dei proverbi e dei detti contadini, le parole antiche che conservano nello scrigno etimologico origini osche etrusche latine greche provenzali arabe ecc.. trasmesse oralmente da sempre ma negli ultimi decenni resesi sconosciute alle giovani generazioni.
Per salvare il “piccolo mondo antico” D’Apruzzo ha inserito nel dizionario montesarchiese, oltre a verbi sostantivi avverbi e aggettivi, i nomi dei mulini ad acqua un tempo presenti lungo i corsi d’acqua di S. Martino, Cervinara (es: Mulìn’ i Niculìn’ a mbicciarèllàr’), Paolisi, Moiano (es: Mulìn’ u Ciésk’), Airola, Bucciano, Montesarchio (es: Mulìn’ i ‘Ngilon’ u mulinàr’), S. Agata de G.; …delle vecchie fontane con i lavatoi in pietra (es: Fundàna ri Càntari) che attingevano direttamente o da sorgenti naturali o dall’Acquedotto di Serino risalente al 1885.
Accenna alle dismesse colture della canapa (eccellente la fibra vegetale per tessuti prodotta ad Airola), del tabacco (la produzione di qualità occupò diverse decine di tabacchine nei tabacchifici), del grano (primaria coltivazione agricola e spesso unico alimento contadino della società pre-industriale).
L’invito dell’Autore è riscoprire le parole antiche e in disuso come affamulijà, valèna, ciastèlla, ciésku, ciuciuniamiéndu, ciriciòppule, fèzza, kuatràna, cèrbija, gnacculìzzija, gràste, jàkkulu, jòtta, labbrikijà, léccangìja, lìju, lumanàriju, màuta, ‘ngiarauogliu, ‘ngìfriku, ‘nzurà, sbrèògna, séconna, sèdùntu, sguéssa, sinàlu, sùrkiju, truokkiju, utapèriju, vavìlu; stimolare interesse e curiosità intorno a ciò che sono le nostre radici comuni; suscitare dibattiti sulla cultura contadina e la condizione della donna al suo interno; D’Apruzzo afferma che …Il mondo femminile era universalmente confinato alle mura domestiche per la tutela della verginità da nubile e la protezione della gravidanza da sposata.
Un mondo parallelo minore la cui cultura andrebbe meglio indagata giacché i proverbi presenti nel Dizionario, specchio del dominio maschile, nutrono sentimenti di misoginia per la paura che la donna come moglie potesse prevalere sulla mediocrità del marito.
Punta il dito sulle non poche differenze linguistico-culturali tra il dialetto montesarchiese e la lingua napoletana certo del fatto che i caudini erano, sono e saranno “…i figli degli orti del piano e dei parulàni, della terra ventilata di collina e dei zappatùri, dei boschi di quercia e dei graunàri, del lunedì di festa e dei mercatàri, dell’argilla e dei pignatàri, del monte Taburno e delle Forche Caudine…”
Tesse le lodi del contadino arcaico: …chi era costui? Un tipo sociale lungamente beffeggiato, umiliato dalle categorie sociali più abbienti! Più scaltre e forti! Ma in realtà egli era: versatile, algebrico, matematico, geologo, geometra, meteorologo, astronomo…
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