“La storia del Teatro Romano” questo il tema trattato stasera al Cesvob per l’incontro organizzato dall’Archeoclub, sezione di Benevento e affidato al professore Gino Iannace, dell’Università di Napoli.
E del teatro si è parlato, della sua costruzione, delle tecniche usate, del suo significato che da luogo religioso è passato nel tempo a diventare luogo di divertimento.
Affascinante, a volte misteriosa è stata la ricostruzione del professor Iannace che, riportandosi a costruzioni analoghe presenti in tutte le zone d’Europa colonizzate al tempo dei romani, ha parlato del teatro Romano di Benevento come di una costruzione nata all’interno della città e destinata ad ospitare circa 10000 persone.
Chiaro indice questo di un’opulenza della città i cui cittadini affollavano le gradinate del Teatro per manifestazioni gratuite (il biglietto era costituito da pezzi di ossa contrassegnati da numeri), che duravano l’arco dell’intera giornata per cui , a teatro si mangiava e si cenava.
L’antico teatro era sicuramente ricoperto da lastre di marmo bianco, era di certo dotato del velarium che serviva a proteggere dai raggi del sole e, all’occorrenza, nei giorni di maggior caldo, gli spettatori venivano spruzzati di acqua alla quale erano stati aggiunti petali di rose.
Aveva una scena, un’orchestra in cui prendevano posto gli uomini illustri ed una cavea dove i posti erano assegnati in base al ceto sociale e che nella gradinata più alta era riservata agli schiavi e alle donne.
Una serie di archi e file di colonne completavano l’opera che era realizzata secondo le regole di Vitruvio e la parte più interessante della progettazione era dedicata all’acustica, praticamente perfetta perché le onde sonore non trovavano ostacoli nell’espandersi e forse, ma si tratterebbe di una leggenda, veniva amplificata maggiormente per l’uso di anfore posizionate sotto la scena.
Anche le maschere, che si pensava potessero essere usate come megafoni, in realtà essendo realizzate probabilmente in sughero, servivano a caratterizzare i personaggi.
La decadenza dei teatri arrivò con sant’Agostino e poi con l’imperatrice Teodora che arrivarono a far vietare gli spettacoli diventati sempre più lascivi, soprattutto quelli che si tenevano in acqua dopo aver allagato l’orchestra.
Con il decadere della sua funzione, in particolare con le invasioni barbariche, il teatro fu completamente abbandonato e i marmi e i mascheroni usati per le successive costruzioni di palazzi, molti resti si trovano nelle facciate del palazzi del Corso e addirittura un mascherone è sul campanile del Duomo e si cominciarono ad usare gli spazi per costruirci abitazioni.
Così è stato fino al 1920 quando si cominciarono i lavori di ripristino del Teatro Roamno che venne così riconsegnato, ma con aspetto diverso da quello che avrebbe avuto in realtà, ai cittadini.
Meritoria l’opera dell’Archeoclub e del suo presidente, Michele Benvenuto che ha dichiarato che ” intento del sodalizio è far conoscere la città ai cittadini facendo uscire la cultura dall’appannaggio di pochi colti restituendola a tutti i fruitori interessati”
Prossimo appuntamento il 26 aprile con un incontro su”Le donne di Benevento non sono streghe”

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