L'occupazione di Roma da parte delle truppe Francesi nel 1798, fece cadere su Benevento le particolari "attenzioni" di Ferdinando IV di Borbone.
Benevento era già da tempo una enclave pontificia nel regno borbonico e Ferdinando IV temeva che l'avvento del regime francesce a Roma avrebbe potuto provocare in città l'ascesa al potere di un governo filo-francese.
Non ci andò tanto per il sottile, ovviamente, e ben presto i suoi granatieri irruppero a Benevento prendendone definitivamente possesso il 19 aprile 1798. Ma dovo aver tentato inutilmente di respingere i Francesi fuori Roma, Ferdinando IV si arrese rifugiandosi in Sicilia, cedendo ai francesci Capua a Benevento, nell'armistizio di Sparanise del 12 gennaio 1799.
Inizia così un breve periodo in cui Benevento passò per la prima volta nelle mani dei francesi.
Ma durò poco perchè già il 9 aprile 1802 Benevento tornò sotto il controllo della Santa Sede.
Dopo le alterne vicende dei tormentati rapporti tra la Chiesa e Napoleone, nel febbraio 1806 il Regno di Napoli fu assegnato a Giuseppe Bonaparte e furono creati i principati di Benevento e Pontecorvo.
Ed il 15 febbraio una divisione francese, guidata dal generale Guillaume Philibert Duhesme, entrò a Benevento.
Il 5 giugno 1806 Napoleone con decreto nominava Charles Maurice de Talleyrand-Périgord principe e duca della città.
Il 15 agosto venne nominato il primo governatore francese, l'alsaziano Louis De Beer, già segretario d'ambasciata a Napoli.
Eccolo, dunque, il nostro "De Beer", governatore di quel Talleyrand principe di Benevento che mai giunse una sola volta in città, nemmeno per visitarla.
De Beer era una persona molto capace e segnò in modo importante la vita della città portandovi molte innovazioni. Applicò subito il codice napoleonico, ma ebbe l'accortezza di apportarvi le modifiche consigliate da ragioni di adattamento e di opportunità.
Si legge da Wikipedia :
"Dopo diversi secoli, per prima volta nell'ambiente beneventano arrivò un soffio di vita nuova. Il governo si ispirò a giustizia ed ebbe principalmente come obiettivo l'elevazione delle condizioni del popolo. "
Sembra fantascienza.
Perchè in un epoca segnata da una considerazione verso i diritti umani così lontana da quella moderna, viene a Benevento un alsaziano, emissario di un principe che non aveva visto nemmeno una volta la "sua" Benevento e governa la città ispirandosi ad elevare le condizioni del popolo !
Ma così fu e De Beer non esitò su nulla.
Abolì tutti i privilegi ecclesiastici, abolì tutti i dazi, tranne quello sul vino visto che colpiva un vizio, e ne destinò le entrate al mantenimento di scuole.
Fu lui ad aprire le prime scuole elementari pubbliche che furono istituite, oltre che nel centro (due maschili e una femminile) anche nelle periferie, a San Leucio, Sant'Angelo a Cupolo, Perrillo, Pastene, Bagnara e Montorsi.
Riordinò l'archivio notarile, creando un pubblico archivio che assicurasse l'inviolabilità degli atti. In città, le professioni di avvocato, di notaio, di procuratore, venivano esercitate da chiunque volesse, senza nessun ordine e senza offrire le necessarie garanzie. Il De Beer, con una lettera del 18 ottobre 1806, propose di ridurre il numero di notai da 39 a otto o dieci, da lui stesso direttamente abilitati all'esercizio, con il rilascio di un brevetto.
Un decreto, invece, relativo agli avvocati, venne emesso il 17 aprile 1807.
Fu poi organizzata una compagnia di gendarmeria, avente giurisdizione sull'intero territorio, e furono nominati amministratori alla direzione degli ospedali.
Con un decreto del 21 aprile 1807, inoltre, introdusse la vaccinazione antivaiolosa nel Principato.
Istituì nel novembre del 1810, nel soppresso Collegio dei Gesuiti, il liceo Pietro Giannone. Venne anche aperta una pubblica biblioteca che ebbe sede nell'ex convento dei Gesuiti.
Venne introdotto in città anche il sistema dei pesi e misure già in vigore in Francia.
Singolare la descrizione di alcune sue misure per migliorare le condizioni di arretratezza della città. In una lettera del 1807 il De Beer metteva in luce il sistema di lavorazione del grano, che non si batteva con le cinghie ma si faceva trebbiare dai buoi, lasciando poi al vento il compito di separarlo dalla pula. Veniva lasciato esposto sull'aia per un lungo periodo ed alla fine stivato in depositi angusti ed inadeguati.
Per porre rimedio a questa situazione De Beer aveva fatto costruire una trebbiatrice del tipo di quelle usate in Alsazia ed aveva invitato i propietari terrieri ad usarla. Ma solo il marchese Pedicini ne aveva usata una con un certo successo.
Gli addetti alla pesa pubblica del grano nel deposito di Benevento, inoltre, erano accusati di far sparire quasi il 18 per cento del grano che trattavano ed il De Beer con decreto del 18 febbraio 1808 conferì al falegname Borrelli l'esclusiva per la costruzione di tramogge per la pesatura del grano conformi al modello depositato nel palazzo di città e chiunque ne avesse usate di diverse era passibile di pesanti sanzioni e detenzione in galera.
Per incoraggiare la coltivazione del tabacco prorogò i contratti degli affittuari ed ostacolò in modo deciso le vie del contrabbando. Costituì una "Società per l'agricoltura" che avrebbe dovuto riunire "tutti gli uomini animati da concrete intenzioni per lo sviluppo della città".
Istituì il divieto di usura tra privati che arrivava a tassi del 120% e istituì un Monte di Pietà agricolo.
Fu anche accorto verso l'educazione femminile e conservò l'Orfanotrofio della Santissima Annunziata e la scuola per le "civil donzelle" delle Orsoline. Era particolarmente favorevole a queste istituzioni e le difese anche verso lo scettico Talleyrand al quale segnalava che la presenza di siffatti istituti permetteva a molti di non mandare i figli a Napoli per motivi di studio.
Ma poi giudicava l'opera di questi istutiti particolarmente preziosa perchè "nelle case di queste dame sembra essere in Toscana. Le donne, a Benevento, sono meglio educate degli uomini" ed il merito era proprio delle Orsoline.
Non disdegnò nemmeno di sostenere la scuola tecnica per tessitrici annessa alla Santissima Annunziata scuola che estese anche all'Orfanotrofio di San Filippo Neri.
Si sforzò di introdurre diverse industrie nel Principato e destinò i locali di case religiose soppresse a officine di lavoro o fabbriche.
Ma non durò molto.
Nel 1814 Gioacchino Murat, che era diventato il nuovo re di Napoli, concluse una alleanza con l'Austria contro Napoleone ed alla fine di gennaio le sue truppe occuparono Benevento, fra le proteste del Talleyrand e del governatore.
Finiva così il Principato di Benevento e l'opera riformatrice del De Beer.
E tuttavia rimangono le numerose lettere con cui il De Beer riferiva costantemente al Talleyrand sullo stato del Principato e sulle misure adottate per il suon buon governo da cui emerge la straordinaria attenzione che il governatore gli dedicava.
E non esitava a sostenere presso il Principe l'adozione di misure, benchè costose, utili per migliorare le condizioni di vita della popolazione.
Insomma il De Beer si distinse quale giovane ma capace ed illuminato governatore, progressista e moderno.
Ed in soli sei anni diede un volto completamente nuovo alla città.
Naturalmente De Beer deteneva ogni potere in città, e probabilmente non tutte le pagine della sua storia sono propriamente esaltanti, ma rimane il fatto che la sua amministrazione si ispirò a principi che ancor oggi appaiono sani e conservano piena attualità.
E comunque pochi altri governi della città hanno saputo segnare in modo così incisivo la propria gestione.
Oltretutto il De Beer lo fece con la saggezza che solo i presonaggi di grande valore sanno sfoderare, facendosi affiancare da esperti nel campo giuridico e finanziario che conoscevano bene la città e le sue criticità.
Quali il giudice di polizia e di pace Giovanni Tommaselli, l'archivista Francesco Zoppoli, l'architetto Giovanni Torre, il segretario di governo Nicola Fiorenza. E poi, il marchese Pacca come ministro delle Finanze, il conte Pedicini come comandante delle truppe.
Insomma le intelligenze locali messe a fattor comune per l'organizzazione di un miglior sistema di vita per la popolazione.
fonti :
Wikipedia
Rossella Del Prete - Piccole tessitrici operose. Gli orfanotrofi femminili a Benevento nei secoli XVII-XIX
G. Vergineo - Storia di Benevento e dintorni
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