Ha segnato un'epoca e tutti, ma proprio tutti, quelli della mia generazione ne hanno avuto una a portata di mano. I più fortunati l'avevano avuta in regalo dai genitori, gli altri si affidavano al buon cuore di amici e parenti che ne possedevano una.
Quella di Claudio Baglioni si chiamava Camilla, era la Citroen 2CV.
Quella che ha permesso a tanti giovani di godersela un po', andando in giro in un'auto che ben presto divenne un autentico status simbol.
Non era un'auto per ricchi, quelli magari la regalavano ai figli neopatentati per svezzarli, era un'auto per gente normale, la gente così così, che la comprava usata (ovviamente) con grande sacrificio, e poi se la teneva stretta e cara per 15 o 20 anni, giusto per imparare a conoscerla bene.
Era la Citroen più molleggiata di tutti i tempi ed ogni volta che affrontava una curva era una bella storia da vincere e da raccontare quanto prima agli amici.
A vederla bene era proprio una macchina economica ed ogni volta che tornava sana e salva da un giro in città sembrava aver vinto una scommessa.
Ma era anche una macchina indistruttibile, facile da riparare come la volevano i suoi progettisti, semplice da usare, adatta a tutti.
Ed anche i ricchi la usavamo, ovviamente, per puro divertimento.
Altri ci andavamo al mare dopo averla caricata al punto da toccare a terra con la marmitta, e però, se riusciva a partire, non c'era niente che potesse fermare la infaticabile 2CV.
Anche i freni non è che potessero fare granchè per fermarla, erano un po' sottodimensionati si derebbe oggi, ed i più prudenti non osavano spingerla a velocità massima.
Nel mondo intero era la macchina dei figli dei fiori, degli hippies, quelli di Woodstock per intenderci, quelli della rivoluzione sessuale, dell'LSD e della marjuana, quelli insomma che dovevano esplorare e allargare lo stato di coscienza.
Da noi hippies veri e proprio non se ne vedevano tanti, e poi non ci importava mica molto. Noi esploravamo cose ... più terrene ... spesso si lottava per sopravvivere e lo stato di coscienza in molti casi ci stava anche bene così com'era ...
Poi venne il '68 anche da noi... e tutti fecero la loro parte... ma quella è un'altra storia !
Per il momento ci bastava avere la 2CV a portata di mano, molti di noi ancora non avevano nemmeno la patente ma non occorreva esserne necessariamente i proprietari.
Ed io avevo quella del mio amico Fabio, con la quale abbiamo più volte raggiunto la casa che i suoi genitori avevano in montagna, e di la siamo poi tornati a Benevento.
Guidare in montagna era uno spasso autentico, sia in salita che in discesa.
La 2CV si inclinava in un modo da fare spavento, più che affrontare le curve, le "navigava" rollando spudoratamente tra di loro senza apparente difficoltà.
In discesa occorreva ovviamente frenare ed allora erano problemi, ma pompando ripetutamente sul pedale si riusciva comunque nell'impresa di tornare a casa sani e salvi.
Ogni viaggio era, comunque, un'autentica avventura.
E stamattina la 2CV è tornata a galla, riaffiorando dai ricordi sopiti dal tempo, ed ha riempito il Corso Garibaldi.
Erano una trentina, di tutte le forme, di tutte le età, autentiche veterane con i trenta, quaranta e forse più di anni, ma tutte tirate a lucido, di tutti i colori, con i caratteristici fari applicati all'esterno.
Tutte in fila allineate di fronte alla Prefettura, belle come le sognavamo da ragazzi, decappottabili quanto bastava per fare le sfilate se vinceva la nazionale o solo per il gusto di "affacciarsi al balcone" quando si incrociava a passo d'uomo qualche ragazza.
Da noi erano chiamate "Diana" e si sono date appuntamento a Benevento, provenienti da ogni parte, per il raduno di auto storiche.
Il campo base è a Campolattaro ma sono venute a Benevento a dare bella mostra di sé, per il quinto appuntamento che gli affezionati estimatori di questa macchina si danno ogni anno.
Ciao 2CV, cara Diana, ogni tanto ricompari ancora nei nostri sogni.
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