ven 27-03-2020 16:28, n.13019 - letto 6684 volte
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Gli occhi vuoti dei santi di Giorgio Ghiotti
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Per la rubrica Letto per voi
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di Elide Apice
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Gli occhi vuoti dei Santi ( Hacca edizioni) è una raccolta di racconto che Giorgio Ghiotti ha pubblicato per i tipi di Hacca edizioni. Una lettura che accompagna il lettore nei complessi ricordi di antichi legami attraverso dodici brevi racconti i cui protagonisti spesso si raccontano in prima persona mettendo a nudo le loro pulsioni i loro più intimi sentimenti anche quelli meno condivisibili come il rancore o l’invidia. Affrontano in un linguaggio molto contemporaneo temi sentiti come la religione, l’omosessualità, il catechismo e pescando spesso nel mondo dell’infanzia e dell’adolescenza e naturalmente il rapporto con padri e madri e le storie di bambini e di adolescento alle prese con la loro personale esperienza del mondo. Un libro di non facile catalogazione per la vastità dei temi trattati ma pone l’accento sul “mal di vivere” e la conseguente solitudine. Il libro era stato proposto al Premio Strega 202 da Biancamaria Frabotta Trama del libro Dodici storie nelle quali l’immaginazione brucia l’esperienza: un vecchio vedovo che, come un alchimista, tenta di riportare in vita la moglie umanizzandone gli abiti per vestire l’assenza. Un ragazzino crede di essere il prescelto da Dio e fa di tutto per redimere i peccati della sua famiglia. Un viaggio in macchina dal lago di Garda verso il sud Italia e un bambino che osserva la gamba assediata della madre domandandosi quale sia la forma del male, capendo anni dopo che l’amore è un incantesimo più risalente della morte. Due donne scoprono d’avere una spia in casa, una testina di terracotta capace di ricatti, malefatte e nevrosi; marito e moglie esorcizzano la vecchiaia aprendo la coppia al giovanissimo Freddy in un itinerario amoroso tra Roma, Berlino e il Messico. Cinque adolescenti, tra iniziazioni sessuali e serate nel bar di quartiere, sognano un futuro all’altezza dei loro desideri lontano dai casermoni di cemento dove sono nati. E poi ci sono i padri, “scarti superstiti dal mare, belli e perturbanti come le cose che non ci si aspetta”.
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