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“Elvira” di Flavia Amabile
     
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gio 30-06-2022 11:34, n.13846 - letto 455 volte

“Elvira” di Flavia Amabile

Per la rubrica Letto per voi

di Elide Apice

Elvira Coda Notari, pochi ancora oggi la conoscono, fu ntesignana del cinema italiano, fondatrice della casa di produzione Dora, regista, la prima regista della storia del cinema e soprattutto neorealista ante litteram, narrava Napoli, i vicoli, gli scugnizzi e soprattutto le donne, quelle che secondo la cultura del tempo subivano violenza in casa senza poterlo raccontare. A Elvira non interessava il bel mondo o la patina edulcorata di altro tipo di produzione cinematografica, lei badava al fare, alla denuncia, a testimoniare un mondo.
Flavia Amabile ne restituisce la figura a tutto tondo a partire dal poco che si è riusciti a recuperare dagli archivi in un romanzo di grande respiro che parla di una donna forte e volitiva, decisa  e consapevole che si sposò per amore e mise al mondo tre figli della cui esistenza aveva la consapevolezza dei limiti messi a una voglia di azione che la proiettava in un futuro ancora troppo misogino.
Fu rivoluzionaria senza averne la consapevolezza guidata dalla sua capacità di coinvolgere gli altri e dalla sua capacità di esplorare il futuro prima ancora che questo diventasse oggi, fu capace di trasformare le avversità in opportunità.
Fece delle scelte radicali, Elvira, e non se ne pentì mai, nemmeno di aver “abbandonato” Maria, la terza figlia in un istituto che garantisse quella presenza che lei, affascinata dal suo lavoro, non poteva permettersi.
E fu capace di sopportare il successivo disprezzo di Maria e anche di Dora quella figlia il cui nome evocava momenti felici vissuti da ragazza che mal tollerava una presenza materna così ingombrante.
Fu coraggiosa, osteggiò a modo suo e attraverso il cinema persino Mussolini e la censura sui film, ma fu carica di tormenti interiori tanto che si ritirò a Cava de Tirreni per l’ultima parte della sua vita lasciando che tutti la dimenticassero.
Il libro,con scrittura felice e coinvolgente la restituisce al mondo perché sappia che il cambiamento nelle storie e nella storia avviene a piccoli passi anche attraverso persone che non ne hanno consapevolezza piena e che come Elvira, sono capaci di mettersi in discussione, superando obblighi retorici e stereotipi e affermando con vigore la propria personalità.





 
 


 

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