La visita alla Chiesa di San Domenico è stata molto fruttuosa e possiamo oggi pubblicare un ampio servizio fotografico.
La Chiesa è conosciuta anche con il nome di Chiesa di San Vincenzo e risale al 1233, anno della sua fondazione da parte di Roffredo Epifanio, come ricorda una lapide affissa sulla porta che dà sull'attuale corso Garibaldi.
Anche questa Chiesa subì gravissimi danni dal terremoto del giugno 1688 ma venne ricostruita grazie all'infaticabile opera dell'Arcivescovo Vincenzo Maria Orsini che tanto si adoperò per la riparazione dei gravissimi danni subiti dall'intera città.
La chiesa venne quindi riaperta al pubblico proprio dall'Orsini che la consacrò con solenne rito il 15 aprile 1708.
Fu restaurata dal Rettore di Benevento, il sacerdote Vincenzo Velardi, e ribenedetta dal cardinale arcivescovo Alessio Ascalesi il 2 marzo 1923.
Subì notevoli danni anche negli eventi bellici del 1943, e poi ancora altri danni a causa del terremoto del 1980.
Oggi è lì, più bella e splendente che mai, anche se non mancano vari acciacchi indotti dal trascorrere del tempo e dalla mancanza di regolari manutenzioni.
La Chiesa è di proprietà del Comune di Benevento e non fa capo, quindi, ad una Parrocchia; si provvede al suo mantenimento mediante l'incaricato don Antonio Raviele, che è anche Parroco della Chiesa della Contrada Epitaffio.
La Chiesa è aperta per le funzioni religiose dei giorni festivi, durante i quali viene celebrata la messa alle ore 8.45.
E' una chiesa barocca, con una pianta a croce latina, e dovunque si guardi appaiono opere di pregevole fattura.
A partire dall'ingresso principale da Piazza Guerrazzi che si apre su un ingresso dotato di due splendide colonne quasi certamente di origine romana, che lasciano immaginare la maestosità dell'edificio da cui sono state prelevate.
All'interno è un susseguirsi di altari marmorei e tutte le finte colonne in muratura finiscono con raffinate decorazioni a stucco.
Un altare sulla destra conserva una Pala che raffigura San Vincenzo ed è attribuita a Donato Piperno (XVI secolo).
A sinistra dell'altare maggiore c'è una statua lignea di Cristo Risorto di Gennaro Cerasuolo (XVIII secolo) ed ancora alcuni monumenti funerari tra cui quello del Generale Francese Manhès attribuito allo scultore Belliazzi.
E poi dappertutto statue e lapidi che ricordano un po' della storia della Chiesa medesima e dell'annesso convento, oggi sede universitaria.
Sul lato destro dell'altare maggiore un grande organo apparentemente in disuso ed abbandono e poi i resti di un grande affresco (che ne vileva anche un altro sotto di sè).
Ed ancora una monumentale vasca battesimale ed una bellissima acquasantiera.
Dietro l'altare maggiore un fiorire di pitture a muro che rappresentano santi dell'ordine Domenicano, tutte apparentemente in buono stato tranne quella sulla destra afflitta evidentemente da infiltrazioni di umidità.
Ed ancora un crocifisso in legno appena si entra a destra.
Una statua della Madonna del Rosario accompagna un grande quadro del Rosario anch'esso attribuito al Piperno posizionato di fronte all'organo, sul lato destro della crociera.
E poi una statua di San Michele Arcangelo sulla sinistra dell'altare maggiore con un dipinto a muro che lo raffigura nella sua eterna lotta contro il male.
Ancora sulla sinistra dell'altare maggiore, monumenti funerari per la principessa Laura Pignatelli e di Carolina Manhès, figlia del generale che aveva sposato il principe Morra il cui stemma spicca ai piedi dell'altare di San Michele.
E poi pietre di foggia antichissima, probabilmente di epoca romana, trovate in deposito nel campanile annesso alla Chiesa e fatti sistemare per ultimo per sottrarli al deperimento.
Sulle pareti a destra, in alto, le statue di Papa Benedetto XI e Pio V, e poi un bellissimo crocefisso sull'altare maggiore.
Insomma un giacimento di cose veramente molto belle, ma purtroppo non molto conosciute in città.
Ed infine uno stemma grandioso, a terra, appena si entra, quello del casato dell'Orsini a cui tanto deve la città di Benevento.
Orsini ha rappresentato per Benevento un autentico benefattore e molte delle cose belle che conserviamo le dobbiamo alla sua generasità.
Torneremo sull'Orsini in altre occasioni, per ora ci basti ricordare che il terribile terremoto del 1688 rase al suolo la Città che venne ricostruita solo grazie all'infaticabile opera del nostro Arcivescovo-Cardinale-Papa.
Gustiamoci ora questa nostra bella Chiesa sperando che i nostri concittadini se la possano ben gustare, almeno in foto.
A margine di un raid fotografico
Avevo in mente questa Chiesa da tempo immemorabile, la ricordavo da quando ero bambino ed andavo in giro per lo "struscio" del Giovedi Santo con i miei genitori.
Ho sempre sperato di poterla fotografare per farla conoscere anche ai tanti a cui ne avevo descritto i fasti, seppur frutto di vaghi ricordi per fugaci visite fatte anche di recente.
Anzi, proprio di recente, ho ironizzato sul fatto che una volta che ero riuscito a trovare la Chiesa aperta non mi era stato poi concesso di fotografarla.
Ero andato prima dell'orario della Messa, per non disturbare la cerimonia, solo che io pensavo che la Messa fosse alle ore 9 ed invece era alle ore 8.45, sicchè mi ero trovato inevitabilmente in ritardo.
E' accaduto lo stesso ieri mattina, ma questa volta mi sono trattenuto ed ho sentito la Messa; poi i "cinque minuti" che mi erano stati concessi inizialmente per fare le foto sono stati prolungati d'ufficio grazie alla disponibilità mostrata alla fine dal sacerdote a cui è affidata la chiesa nonchè grazie alla "compagnia" di vecchi amici che ho ritrovato tra i fedeli e che mi hanno accompagnato durante il servizio fotografico.
Grazie dunque a don Antonio Raviele, Parroco all'Epitafio, ed all'amico Michele.
Le nostre foto, ovviamente, sono a disposizione di tutti, anche in formato di dimensioni maggiori di quelle che pubblichiamo.
La Chiesa confina verso Sud (a destra guardando la facciata) con il Convento San Domenico, oggi sede universitaria. La costruzione, o meglio, la sopraelevazione del terzo piano del Convento, che presumo sisa stata eseguita nel 1800, ha tolto un po' di luce alla Chiesa che aveva un ordine di finestre proprio su quel lato.
Verso Est confina con il giardino del Convento, dove oggi è lo splendido Hortus Conclusus. Spicca su quel lato il ... Campanile, ancora meno conosciuto della stessa Chiesa, sommerso com'è nelle costruzioni circostanti.
Dall'Hortus provengono oggi infiltrazioni di umidità che toccano im modo importante il lato della Sacrestia.
Verso nord la Chiesa confina con il Palazzo terragnoli, sede della Biblioteca Provinciale.
Da cortiletti interni riceve un po' di luce.
Verso Ovest la Chiesa affaccia su Piazza Guerrazzi.
non si trovano in giro foto della Chiesa di San Domenico;
su Internet ne abbiamo intravista una sola che riporta i fregi delle pareti di un azzurro cobalto, mentre oggi sono color beige-crema;
il colore "blu cobalto" è quello che viene indicato dal Mons.Salvatore De Lucia nelle sue "Passeggiate Beneventane"; sulla foto che abbiamo intravisto non c'è d'altra parte nemmeno lo stemma dell'Orsini;
il che conferma i miei ricordi e cioè che lo stato attuale della Chiesa è quello che deriva dai lavori di restauro effettuati dopo il terremoto del 1980.
La Madonna del Rosario. Sullo sfondo la Pala del Rosario, attribuita al Piperno
Pala che raffigura San Vincenzo, attribuita al Piperno
n.477 - ha scritto Luigi Santaniello 28-10-2014 09:01:47 Ringrazio questa "pagina" per avermi permesso di conoscere un sito che -pur essendo nato e cresciuto per 27 anni a Benevento, non avevo mai avuto l'opportunità di visitare.
n.136 - ha scritto mario domenico rossi 28-11-2012 12:51:09 Un grazie sincero per aver consentito a tanti di riscoprire bellezze e tesori nascosti della nostra realtà. Speriamo ed auspichiamo che chi di dovere mostri altrettanta sensibilità ed interesse al patrimonio di cui dovremmo essere custodi per veicolarlo a futura memoria.