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< Ispanica 2.0 >, la collettiva di artisti spagnoli
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mar 15-01-2019 09:07, n.11858 - letto 6709 volte

< Ispanica 2.0 >, la collettiva di artisti spagnoli

l'inaugurazione il prossimo20 gennaio all'Arte >Studio Gallery

dalla redazione


 Si inaugura il 20 gennaio la mostra Ispanica 2.0 fruibile sino al 12 febbraio 2019. L’arte studio gallery di Benevento, la galleria che la ospita, nasce nel 2012 con lo scopo di dare spazio ad espressioni artistiche Contemporanee di confermata professionalità.
L’idea di questo evento emerge dalla volontà di rendere più concreto il contatto culturale intrapreso con il mondo artistico spagnolo.
Un progetto che ha avuto inizio ad ottobre 2018 con la personale di grande successo tenuta da Enzo Trepiccione, artista italiano residente ad Alicante (attuale direttore artistico dell’arte studio gallery), con il testo critico di Mario Lanzione e gli interventi (all’inaugurazione) della direttrice del Museo del Mar Castillo Fortaleza de Santa Pola (Alicante - Spagna): Maria JosèCerdà ed il critico d’arte Valeriano Venneri. Ispanica 2.0 è una collettiva che unisce linguaggi eterogeni, espressi da dieci artisti spagnoli di im-portanza internazionale (Eva Borres, Maite Carpena, Juan Luz, Ana Ortin, Pau Pellin, Yolanda Pe-rez, Antonio Requena, Mavi Rico, Jesus Sevilla e Alejandro Torres), sono questi reduci da una ras-segna tenutasi a Casagiove (Caserta) con colleghi italiani, come scambio tra le due culture. In effetti, se diamo uno sguardo al passato, a Benevento, potremmo trovare un esempio datato di questo aspetto artistico/culturale che potrebbe essere rappresentato dall’erezione dell’arco di Traiano nel 114 d.C., elogio all’optimusprinceps ma anche simbolo, appunto, di unione culturale.
E’ da ricorda-re infatti che Marco UlpioNerva Traiano (57-117 d.C.)., nato in Spagna da genitori di stirpe italiana, valoroso generale delle truppe romane a Italica durante il regno di Domiziano, fu adottato da Nerva che lo indicò come suo successore al trono.
Questa mostra quindi ci porta a riscoprire anche frammenti di storia della nostra città, oltre al rapporto interculturale e secolare tra italiani e spagnoli. Una nostra breve analisi degli autori, prende il via da Jesus Sevilla che, sulla scia di un linguaggio Informale, sprigiona un’energia pittorica determinata dai colori forti del blu e del nero, fissati quasi con violenza e dominanti su un tenue arancio; una tecnica di sovrapposizione di colori che rende ancora più immediato il risultato.
Mavi Rico con “Agua” e “Fuego”, due elementi naturali che si presentano in una forma ben conosciuta dall’immaginario collettivo, vengono qui elaborati in senso astratto con l’uso di colori canonici dell’azzurro e del rosso.
La stessa matrice astratta la si ritrova anche in Antonio Requena con opere segnate sul fondo da timide linee, poi oscurate dall’esplodere del colore sulla tela, il nero regna su tutta la composizione concedendo una libera interpretazione allo spettatore che può lasciarsi trasportare nella dimensione emozionale che più lo rispecchia. Juan Luz, anche lui proiettato verso il mondo dell’Informale, sembra dividere l’opera in due parti da una pennellata nera; nella prima il colore predominante è un giallo scuro steso con tocchi forti quasi come se l’artista volesse graffire il supporto, nell’altra troviamo una stesura più istintiva e materica.
Maite Carpena è l’artista che, pur rifacendosi ad una pittura Astratta, basta osservare per pochi secondi l’opera per veder emergere un’immagine: E’ un cerchio solare che s’innalza timidamente dal fondo, regalando quella sensazione di trovarsi difronte ad un’alba.
Eva Borres lancia lo sguardo al mondo reale; chi osserva può quasi interagire con l’opera diventando parte di essa, è come se l’osservatore, posto davanti ad una porta, potesse spiare l’interno di una stanza, proprio come farebbe nella vita reale; l’atmosfera pacata che regna nella scenografica rappresentazione è data dall’uso del grigio, colore neutro. Iconografica è anche l’opera di Ana Ortin, un ritratto femminile di grande immediatezza ed espressività; il soggetto, con il suo temibile sguardo ed una cucitura posta sulle labbra, penetra nella mente di chi guarda quasi ad intimidirlo.
Più serena è invece la dimensione in cui ci porta Pau Pellin, la sua opera è un collage di materiali diversi: foglie, rami secchi, pezzi di giornale ai quali si deve aggiungere la sua stessa mano che segna con acquarello, i tratti fondamentali di un albero, rifinito da questi diversi elementi.
Chiudono l’elenco dei partecipanti ad Ispanica 2.0 Yolanda Perez e Alejandro Torres, la prima con opere di matrice naturalistica, i suoi fiori nella colorazione del blu e del fucsia sembrano quasi animati, vivi; questi però non sono fini a sé stessi, ma portatori di messaggi profondi che l’artista esprime chiaramente, con frasi che alternano lo spagnolo all’italiano. Il secondo realizza opere di estrema espressività, i suoi soggetti comunicano ed emozionano senza aver bisogno di nessun tipo di gestualità o sguardo; stupisce anche il modo in cui il Torres gestisce il supporto delle sue opere; egli piega i suoi lavori in tre modi diversi, dai quali prendono il titolo come per esempio, in HombreCuadricula dove il volto maschile su fondo fucsia, con elementi floreali, viene piegato in tanti piccoli quadrati, che danno maggior vigore ed espressi-vità all’opera che risulta di un’intensità diversa rispetto ad un’altra piegata in verticale. Questi artisti seppur con linguaggi diversificati risultano accomunati dalla volontà di esprimere un valore che dia allo spettatore la sensazione di trovarsi in un altro luogo, in un altro tempo e di far in modo che questo si ponga delle domande.Sono artisti spinti dalla necessità di dipingere in un modo mai scontato e banale ma moderno e contemporaneo.
Diceva un grande artista come P. Gauguin:” L’arte è o plagio o rivoluzione”. Questi artisti dimo-strano, in maniera inequivocabile, la volontà di rivoluzionare il linguaggio dell’arte.