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mer 14-02-2024 n.14336, Elide Apice

“Virdimura” di Simona Lo Iacono

Per la rubrica “Letto per voi”

Simona Lo Iacono restituisce ai lettori e alle lettrici un romanzo storico di grande forza e al contempo delicatezza.
E’ “Virdimura” (Guanda, 2024) , il nome della protagonista che si chiama come “il muschio verde che affiora tenace dalle pietre”.
Virdimura ha due colpe: essere donna medica e essere ebrea, a lei non si perdona il dono della conoscenza trasmessale dal padre Urìa.
Eppure, ormai anziana e senza altro da perdere,  riuscirà a convincere i suoi nemici, una severissima commissione di medici a darle il titolo di medica diventando ufficialmente la prima donna autorizzata a esercitare la professione.
Il libro è il racconto romanzato, a partire da documenti storici conservati nell’Archivio di Stato di Palermo, di una donna nata senza madre e cresciuta da un padre colto tra alambicchi e strumenti da medico, impara a da lui a conoscere le erbe, a suturare ferite nell’unico imperativo: donarsi all’altro in difficoltà senza alcun desiderio veniale.
E’ un  libro sulla cura dell’altro come missione dei medici e per questa missione lo stesso Urìa fu osteggiato fino ad essere esiliato.
Eppure, Virdimura, rimasta sola, senza alcun studio ufficiale poiché agli ebrei e ancor più alle ebree, erano preclusi gli studi accademici, riesce a fondare una sorta di ospedale dove darà rifugio dapprima alle donne vessate, abbandonate, violate e poi a quanti ne avessero avuto bisogno.
Fu fondatrice, quindi, di una sorta di comunità di mutuo soccorso dove ognuna delle presenti metteva a disposizione di tutti ciò di cui era capace.
La narrazione procede con il matrimonio con Pasquale de Medico, anche lui dottore, e affronta i tanti anni di servizio per l’altro fino alla vedovanza che la fa ripiombare nello stato di impossibilità di gestire il suo “ospedale” in quanto privo di un medico.
 Il 7 novembre 1376, Virdimura riuscì ad ottenere l’autorizzazione ad esercitare la professione medica, ma ancora una volta tenne a mente l’insegnamento di Urìa, pretese che potesse dedicare le sue cure ai più bisognosi, a quelli senza alcuna possibilità di pagare onorari.
Da quel momento le donne poterono esercitare la medicina e il mondo cambiò anche grazie alla perseveranza di una donna forte, dedita agli altri come Virdimura, “dutturissa” di Catania che ora arriva alla conoscenza di tanti grazie alla scrittura, chiara, appassionata, sentita di Simona Lo Iacono.


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